Tratto da: Catania possibile, 4-11/12/2008, p. 3; M. Benanti, Cesame, ovvero come distruggere un’azienda e fare business.
Oltre 50 anni di storia, azienda leader mondiale nel campo delle ceramiche sanitarie, circa 600 dipendenti: questa era la Cesame fiore all’occhiello dell’industria catanese fino alla metà degli anni ’90. Da quel momento, una gestione dissennata, una girandola di rinvestitori, operazioni di pura speculazione, probabilmente interessate a rendere invogliante la sua posizione strategica, molto vicina all’Interporto, più che le potenzialità produttive della fabbrica, hanno portato al disastro. Naturalmente a fare le spese di questa ennesima telenovela catanese sono stati gli operai, progressivamente idotti a poche decine e finiti in ostaggio degli interessi elettoralistici dei politici locali. Questi sono riusciti solo a collezionare una discreta serie di accordi sindacali e protocolli di intesa che si sono rivelati assolutamente inconcludenti. Le clamorose proteste messe in atto dagli operai in queste ultime settimane sono diventate l’emblema di una città che non riesce a vedere prospettive di ripresa. Anche il nuovo insediamento dell’IKEA sull’area della Cesame 2, fra indebite pressioni politiche e tentativi di speculazioni, è finito nel nulla. Risultato: persi centinaia di posti di lavoro.
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E’ devastante considerare le realtà in cui quotidianamente ogni catanese deve confrontarsi. Senza scuse ma con le dovute accuse, forse, queste realtà che tutte ci appartengono con un senso e di responsabilità e di volontà possono cambiare. Trovo fortemente motivata questa iniziativa di cento occhi su catania, voglio aggiungere anche i miei, sperando che presto possano vedere un cambiamento, perchè se catania dovesse cambiare ciò vuol dire che finalmente il catanese è cambiato.