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Crisi? Quale crisi?

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“Tutto va ben, madama la marchesa!” Incurante della grave crisi che sta mettendo a dura prova, in particolare, l’economia meridionale , il barone Partecipazio* continua a rivolgersi ai tantissimi signor Bonaventura* che lo stanno a sentire, beati e rincitrulliti dal sorriso stereotipato del loro ammaliatore, sicuri che alla fine diventeranno anche loro milionari.
Ma, dietro le sue spalle, si muove nell’ombra il torvo Barbariccia* che, con la scusa della crisi internazionale,
sta liquidando gli ultimi scampoli dello stato sociale mentre  respinge sbrigativamente le rimostranze dei presidenti delle Regioni, definendole argomenti da ‘cialtroni’.
Col tocco leggero della sua fantasia, forse S. Tofano ricostruirebbe così la situazione economica del Meridione, che ormai solo per disonesta pietà si è soliti definire ‘drammatica’.
Ma, come ha fatto puntigliosamente notare con puntigliosa precisione F. Garufi sul n. 26 del 12 luglio di Asud’europa, è stata proprio l’azione di Tremonti, a partire dalla manovra del 2008, a determinare un massiccio spostamento delle risorse del FAS verso destinazioni estranee alle loro finalità, in violazione dell’obbligo di destinarne l’85% al Mezzogiorno.
Anche quando i fondi strutturali europei e il fondo per le aree sottoutilizzate sono state indirizzati alla loro destinazione istituzionale, invece che aggiungersi alle risorse ordinarie per favorire lo sviluppo e colmare il divario tra le due aree del paese, hanno solo parzialmente compensato il progressivo decremento della spesa ordinaria e della spesa pubblica per investimenti.
Non c’è comunque sostanziale differenza tra la percentuale di spesa delle regioni per l’attuazione dei POR (programmi operativi regionali) e quella delle amministrazioni centrali per i PON (programmi operativi nazionali) della quale sono direttamente responsabili i ministeri.
A fronte inoltre della gravissima e persistente carenza di infrastrutture strategiche, appena il 14% dell’ammontare degli investimenti ferroviari si è collocato a Sud di Napoli; l’ANAS non riesce a completare l’ammodernamento della Salerno – Reggio Calabria e mantiene in uno stato vergognoso l’autostrada Catania – Palermo; è fermo il progetto della banda larga.
Si spende meno di prima per la scuola e l’università, mentre sono state progressivamente indebolite tutte le esperienze di qualità nella ricerca e nell’innovazione.
Siamo al paradosso, afferma ancora Garufi: il Meridione, base elettorale di massa del governo Berlusconi, è fatto oggetto di una politica che lo condanna alla progressiva emarginazione.
Si tratta dello stesso governo che da ben tre mesi non riesce a nominare il nuovo ministro dello Sviluppo economico, ritenendolo evidentemente ininfluente mentre ha appena varato una pesante e iniqua manovra di mezza estate che colpirà in modo particolare le regioni meridionali.
Non si deve comunque dimenticare che il principale responsabile della situazione del Sud è il suo stesso ceto politico: “il pressapochismo, l’incapacità progettuale, la diffusione di assistenzialismo e clientelismo hanno fatto perdere ogni credibilità alle rivendicazioni meridionali che sono percepite dalla maggioranza dell’opinione pubblica come mera difesa di privilegi”.
I dati Istat, intanto, quelli del Rapporto 2010 pubblicato dalla Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2010, quelli del “XXXIV Report Sicilia”, realizzato dal Diste, in collaborazione con la Fondazione Curella e l’Università di Palermo, concordano nel suonare le note di una stessa marcia funebre, segnalando all’univoco un progressivo e costante deterioramento di tutti gli indicatori economici e sociali.
Il PIL tra il 2007 ed il 2009 si è ridotto del 5,9% nel Mezzogiorno e del 4,9% nel resto del Paese, ma il prodotto interno lordo del Mezzogiorno vale praticamente la metà: la ricchezza prodotta è di 17.900 euro pro-capite contro i 31.000 delle regioni settentrionali.
La disoccupazione interessa ufficialmente circa un quarto della popolazione e nella fascia di età compresa fra 15-24 anni il tasso di disoccupazione è del 38.5% mentre il dato nazionale è arrivato a toccare il 29,2%.
Il numero dei fallimenti del 2009 è aumentato del 12% rispetto all’anno precedente, mentre gli investimenti industriali sono crollati del 9,6% nel 2009, dopo la flessione (-3,7%) del 2008.
Le famiglie, al Sud, hanno ridotto  la spesa del 2,6% contro l’1,6% del Centro-Nord; in particolare, la spesa alimentare è diminuita nel 2009 del 4% (-3,5% nel 2008). Aumenta anche il numero delle persone a rischio di povertà: oltre una famiglia su quattro (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord, arriva con difficoltà a fine mese.
Certo bisogna mettere nel conto anche l’incidenza dei redditi non emersi – dall’evasione fiscale al lavoro nero – e la presenza pervasiva dell’economia criminale, ma, di fronte a questo disastro, è legittimo chiedersi ancora per quanto tempo il malessere di questo Sud, di questa Sicilia, non sfocerà in una incontrollabile deflagrazione sociale.
Ma, intanto, quando finirà questa (s)ventura del barone Partecipazio e del torvo Barbariccia?
**NB: Il signor Bonaventura era lo strampalato eroe, inventato negli anni Cinquanta da S. Tofano. Il protagonista era, quasi sempre squattrinato all’inizio e milionario alla fine e non mancavano i cattivi, come il torvo ed invidioso Barbariccia, col volto sempre coperto da una maschera verdognola, e il (poco limpido) barone Partecipazio.

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