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Il ponte è una chimera, la dismissione dei traghetti è (quasi) realtà

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O il ponte, o la vita! Questa sembra essere la seria minaccia che Bluvia, braccio operativo di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sullo Stretto di Messina, sta concretizzando a danno degli interessi dei siciliani
Secondo i sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt, Orsa e Sasmant, i cui vertici hanno tenuto all’inizio di agosto una conferenza stampa nella sede della Provincia di Messina, il servizio di traghettamento sullo Stretto di Messina è prossimo ad essere dismesso, anche entro il 2012.
Non si tratta di vaneggiamenti estivi ma della lettura tra le righe di una convenzione, firmata a suo tempo dai ministri Tremonti e Lunardi, con la società Stretto di Messina per la realizzazione dell’attraversamento stabile.
Nello specifico, la convenzione prevede che, a partire dal primo anno di esercizio, alla società Stretto di Messina spettino 38 milioni di euro l’anno da parte del ministero delle Infrastrutture, che corrispondono ai contributi che attualmente vengono trasferiti dalla Stato a Rfi per il traghettamento ferroviario.
A partire dal 2012 RFI dovrà invece pagare un canone alla stessa SdM: per il primo anno, 2012, di 100,6 milioni, nel 2013 passerà a 112,7 per crescere nel tempo fino a 142 milioni nel 2041.
In buona sintesi, la società Stretto di Messina sarà la destinataria dei finanziamenti attualmente utilizzati da RFI per il servizio di traghettamento, confermando con ciò che saranno risorse pubbliche a rendere possibile la realizzazione dell’opera e che il rischio di gestione dei capitali privati verrà garantito da un oneroso canone pagato dalle Ferrovie.
Rfi starebbe dunque preparando una “dismissione organizzata” che porterebbe comunque ad un precoce smantellamento del diritto alla continuità territoriale, tenendo conto che «anche se l’attraversamento stabile dovesse davvero essere realizzato, resterebbero da gestire almeno vent’anni in cui i traghetti rappresenterebbero l’unica opzione per unire le due sponde».
La gestione delle linee di tragettamento resterebbe, a questo punto, per intero nelle mani dei privati.
Per preparare l’opinione pubblica a questa evenienza, contro ogni logica commerciale ed economica, già da diversi anni è in atto un processo di progressivo disimpegno da parte di Bluvia RFI. Lo dimostrano inequivocabilmente i dati di report della Fit Cisl. Dal 2006 a fine 2009, infatti, mentre dai dati complessivi, il traffico passeggeri e merci gommato sullo stretto è tendenzialmente aumentato, :
– le corse navi totali effettuate dal servizio pubblico sono passate da 47.000 a 36.900. Solo dal 2008 al 2009 sono state traghettate 5445 carrozze treno in meno, che diventano 11000 in meno se si prende a riferimento l’arco temporale che va dal 2006;
– oltre un milione e duecentomila i passeggeri in meno;
– il totale delle autovetture annue trasportate è passato da 327.000 a circa 203.000 con una perdita di oltre 124.000 unità;
– il passaggio di roulotte si è dimezzato da 12.000 a meno di 6.000;
– i pullman da oltre 4.500 annui a 860 attuali;
– i mezzi gommati pesanti (autocarri e autotreni) si è passati da 121.000 carri traghettati nel 2006 agli odierni 69.000 con una riduzione prossima al 50%.
Questi numeri, oltretutto, testimoniano il taglio drastico operato alla Sicilia in pochi anni dell’offerta di treni, sia merci che passeggeri, a lunga percorrenza.
E così, si sottolinea amaramente, «mentre al Nord si investono miliardi di denaro pubblico per l’alta velocità, in Sicilia si viaggia all’avventura in compagnia delle zecche e per attraversare lo Stretto bisogna arrendersi ai diktat dei costi imposti dal monopolio privato».

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