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Catania, laboratorio di arti contemporanee

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Strana città Catania. Uno splendido centro storico tardo barocco contornato da quartieri popolari, entrambi variamente degradati dal punto di vista urbanistico e sociale, che ogni tanto vengono illuminati da improvvise fiammate di recupero urbanistico e di rivalutazione culturale.
Aveva aperto la strada il recupero del monastero dei Benedettini ad opera dell’Università di Catania, seguito dalla discussa – ma non dal punto di vista architettonico ed estetico – operazione delle Ciminiere, promossa dalla Provincia di Catania. Poi un lungo silenzio.
Da qualche anno a questa parte si assiste, questa volta per iniziativa di privati amanti e cultori dell’arte, a diversi tentativi di riutilizzazione di brandelli di questo patrimonio, per farne interessanti centri di promozione soprattutto delle arti espressive contemporanee.
Ha iniziato la Fondazione Puglisi Cosentino con il restauro dello splendido Palazzo Valle del Vaccarini, accompagnato quasi subito dalla Fondazione Brodbeck che ha avviato il recupero di un complesso industriale di fine Ottocento, sito nel cuore del popolare quartiere degli Angeli Custodi, per adibirlo a mostre temporanee e a laboratori artistici.
L’ultima nata è l’associazione culturale ‘Reba Project Space’, presieduta dall’architetto Renato Basile che, da quasi un anno, ha aperto uno spazio espositivo e progettuale in via di Sangiuliano e, con la sua ultima iniziativa, si è proposta come promotrice di un ambizioso programma: la rinascita e la riqualificazione del quartiere di s. Berillo, il centralissimo quartiere diventato nel tempo la più malfamata delle periferie.
Si tratta del progetto “Architettura Proibita” che, sotto il motto “San Berillo si riveste di bellezza”, bandisce un concorso di idee attraverso cui, in particolare, gli architetti sono chiamati a suggerire proposte per ridefinire singoli edifici, mentre gli artisti cercheranno di sottolineare, attraverso le proprie opere, le bellezze che il quartiere già possiede.
Ma il regolamento, che sarà presentato mercoledì 23 febbraio, prevede anche sezioni di musica, letteratura, teatro,  moda, cucina, artigianato e fotografia.
Il progetto è sostenuto anche dal Comune e dall’Ordine degli architetti di Catania, oltre che da alcuni significativi esponenti del mondo artistico come Carmen Consoli, l’attrice Mariella Lo Giudice e la regista Emma Dante.
L’insieme di queste iniziative è certamente meritorio, ma lasciano del tutto aperta la questione del loro rapporto con i quartieri in cui vanno a collocarsi. L’impressione è che restino delle isole, felici quanto si vuole, ma isole. I quartieri restano separati, quando non ulteriormente appesantiti, come accade all’Antico Corso con l’aumento indiscriminato dei prezzi delle case e la soffocante irrisolta questione dei parcheggi.
Il fatto è che si tratta di iniziative frammentarie e per nulla coordinate perché ciò che manca, in definitiva, è un progetto complessivo di recupero e rilancio della città, in tutte le sue componenti.
Ma questa dovrebbe essere responsabilità dell’Amministrazione comunale che, alla prova dei fatti, si dimostra ben lontana dall’avere quello spessore politico e culturale necessario per farsi carico di un compito di questa portata.

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