LeG, restituire la politica ai cittadini

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Riceviamo da Franco Coniglione, coordinatore del circolo catanese di Libertà e Giustizia, una riflessione che motiva l’impegno del circolo nella raccolta delle firme necessarie ad abrogare, con un referendum, l’attuale legge elettorale, definita una “porcata” dallo stesso ministro proponente, Roberto Calderoli. I banchetti di LeG saranno presenti in piazza Verga dalle ore 10, 30 alle ore 14.
Il Circolo di Catania di Libertà e Giustizia ha deciso – in sintonia con quanto deliberato dall’associazione a livello nazionale – di dare il suo appoggio alla raccolta delle firme per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale (il cosiddetto “porcellum”). Ciò scaturisce dalla convinzione che un primo passo per rivitalizzare le istituzioni democratiche consiste nel restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e di chiudere questa brutta pagina della nostra storia che vede sedere al Parlamento non i “rappresentanti del popolo”, ma i nominati dalle segreterie politiche dei partiti, a queste asserviti e senza alcuna autonomia morale e politica.
Questo giudizio scaturisce dalla valutazione che si dà del ruolo e del posto che oggi ricoprono i partiti politici. Abbiamo infatti assistito nell’ultimo decennio – a dispetto delle parole d’ordine “liberali” che si sono strumentalmente adottate – non alla liberazione della società civile dai vincoli e dai pesi che la politica impone, ma ad una metastasi capillare con la quali i partiti, i loro rappresentanti e sostenitori hanno occupato ogni ganglio della società. E finalmente pare che stia cominciando a penetrare nella coscienza collettiva e si stanno cominciando a fare i primi conti su quanto incide sull’economia nazionale il costo della “casta minore”, ovvero di tutti i famigli e i clientes della politica che si insediano in consigli di amministrazione, comunità montane, autorità portuali, ATO ed enti vari partecipati o controllati in qualche modo da comuni, province, regioni. Una ricerca recentemente effettuata dalle UIL e pubblicizzata sul sito di Repubblica ci fa sapere che sono almeno 80.000 le persone così foraggiate, per un complessivo ammontare di circa 3 miliardi di euro l’anno. Ed è un calcolo dato per difetto.
Non solo, ma la trasformazione di tutte queste società da emanazioni dirette delle istituzioni locali in SpA da queste partecipate ha fatto sì che non fosse più necessario il concorso pubblico per le assunzioni. Il che ha ovviamente dato luogo al saccheggio da parte della classe politica che ha così potuto piazzare parenti e amici senza la necessità della mediazione dell’“alta politica”; v’è stata una sorta di “democratizzazione” della clientela: mentre prima era necessario fare riferimento al politico locale di riferimento, sempre un parlamentare nazionale, per avere la forza di gestire e pilotare concorsi nazionali che avevano comunque una serie di regole da rispettare, ormai basta il politico locale, l’assessore, il galoppino per ottenere il favore, il posto, la consulenza e quant’altro.
L’ultima e più eclatante manifestazione di questo processo di sottrazione della politica autentica dalla possibilità di decisione dei cittadini è rappresentata appunto dall’attuale legge elettorale: la lista definita dalle segreterie dei partiti mira a creare una classe politica servizievole e prona, di “servi liberi”, il cui referente non è più la cittadinanza che l’ha eletta, ma il potente che ne ha deciso l’inclusione in lista in posizione “utile”. Questi politici così “nominati” non hanno alcuna autorevolezza, alcuna base elettorale autonoma, alcuna legittimazione se non quella che proviene dall’alto e quindi solo ai comandi che da lì vengono sono sensibili e ubbidienti: ogni loro dissenso, ogni loro barlume di autonomia non può che essere punito con l’esclusione dalle liste alle tornate successive. Tutto ciò porta ad una classe politica sostanzialmente bloccata, refrattaria ad ogni mutamento, ingessata nei soliti volti e rappresentata da decenni dagli stessi individui. E la società civile si vede privata di un’autentica rappresentanza, con deputati che spesso sono del tutto estranei al territorio e in esso catapultati da alchimie politiche che vengono risolte nelle stanze romane e spesso in base a oscure (o fin troppo chiare…) motivazioni.
Libertà e Giustizia vuole combattere contro tutto ciò, per una politica restituita ai cittadini, in cui i partiti e i suoi rappresentanti non siano più i dispensatori di favori o una casta che vive col denaro di tutti. Per questo lotta per una società più giusta, libera dalla corruzione e quindi più libera da ricatti e condizionamenti criminali e politici.
A tale scopo il Circolo di Catania  ha deciso di organizzare dei banchetti per la raccolta delle firme, che saranno collocati tutti i giorni della settimana (escluso la domenica) in p.zza Verga (di fronte al Tribunale) dalle 10.30 alle 14.

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