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Uno sciopero veramente generale

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Stavolta nessun balletto sulle cifre, che i manifestanti al corteo catanese del 14 novembre contro le politiche economiche “dell’Europa”, e in Italia del governo Monti, fossero veramente tanti nessuno lo mette in dubbio.
Migliaia di giovani, e meno giovani, uniti dallo slogan “il vostro debito non lo paghiamo”, hanno denunciato il fallimento del governo ‘tecnico’, che sta  facendo pagare la crisi ai settori sociali più deboli attraverso una continua erosione dei salari, l’aumento della disoccupazione, la demolizione dello stato sociale e dei diritti.
Accanto a un fiume di studenti di quasi tutte le scuole superiori catanesi e a un numero meno consistente di universitari, hanno partecipato al corteo molti lavoratori del pubblico impiego, delle cooperative sociali e dei servizi. Particolarmente significativa la presenza di docenti e personale della scuola.
L’invito a partecipare al corteo, promosso dai Cobas,  è stato, infatti, raccolto da un numero decisamente inusuale di lavoratori, che, dietro agli striscioni delle singole scuole, hanno sfilato alla testa del corteo.
Al termine del quale, un nutrito gruppo di insegnanti del Cutelli (contestando l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario) ha simulato una correzione di compiti scritti, per ricordare la complessità del lavoro docente, che non si esaurisce certo nelle ore di lezione frontale.
Un corteo vivace e variegato, visto che il filo comune della lotta alle politiche neoliberiste è stato rappresentato, anche, dal Comitato contro il MUOS di Niscemi, dal Comitato per l’acqua pubblica, da tanti organismi di base.
Arrivati in piazza Stesicoro, una piccola digressione: svolta verso corso Sicilia per denunciare il ruolo delle banche e quello della SERIT, quest’ultima simbolicamente accerchiata dai manifestanti.
Ritornati in via Etnea si è proseguito verso la Prefettura, dove la CGIL, che non ha partecipato al corteo, aveva organizzato un  presidio. Ai presenti, alcune centinaia, i manifestanti hanno proposto di proseguire insieme, in nome degli interessi comuni di tutti i lavoratori, invito  parzialmente accettato.
Così, mentre una delegazione di Cobas, docenti idonei ad altri compiti e precari ATA era accolta in Prefettura, il resto del corteo ha proseguito verso la meta della ‘movida’ catanese, piazza Teatro.
Microfono aperto e confronto fra le tante realtà presenti per proseguire nella comune mobilitazione, perché nessuno vuole subire in silenzio e senza lottare che la crisi faccia il proprio corso, perché occorre costruire un’alternativa.

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