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Sant'Agata, legalità a piazza Cavour

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Legalità solo in una piazza? Sembra un po’ riduttiva la proposta, avanzata dal ‘Comitato per la legalità nella festa di san’Agata‘, di fare diventare piazza Cavour, la sera del 5 febbraio, un’isola in cui far rispettare le norme, in particolare quelle riguardanti i torcioni e le bancarelle abusive.
Eppure si tratta di un fatto non solo simbolico. Ce lo spiega Renato Camarda, che ricostruisce la storia del Comitato, intrecciata -purtroppo- con gli eventi tragici di alcune morti e con le inchieste della magistratura, che hanno caratterizzato la festa negli ultimni anni.
Se c’è una speranza di cambiamento, essa è oggi basata soprattutto sulla determinazione dei componenti di questo Comitato che sono riusciti a coinvolgere un numero crescente di associazioni e di singoli.
 

Accolto l’appello per un’isola di legalità al Borgo

Prefetto, Sindaco e Arcivescovo di Catania hanno risposto positivamente all’appello del Comitato per la legalità nella festa di S.Agata per la creazione di un’isola di legalità a Piazza Cavour la sera del 5 febbraio. Questo significa che quella sera le istituzioni si impegneranno per tenere fuori dalla piazza la miriade di venditori ambulanti abusivi e di portatori di torcioni accesi illegalmente.
Da sempre a Catania esiste un tabù culturale intorno alla festa della patrona, nessuna autorità ne ha mai messo in rilievo le contraddizioni, per paura che la critica alla festa venisse interpretata come critica alla santa.
Non a caso, quando nell’89 l’assessore alla trasparenza Franco Cazzola chiese all’arcivescovo Bommarito di rifiutare i soldi della mafia per la festa, si sentì rispondere che non c’era modo di sapere quali fossero i soldi della mafia. In sostanza, tutti sapevano delle scommesse e del trionfo dell’abusivismo ma nessuno interveniva.
Questo ‘clima’ comincia a cambiare con la morte del giovane Roberto Calì, che la sera del 5 febbraio 2005, dopo essere caduto davanti al fercolo, verrà calpestato a morte sulla salita di San Giuliano dagli altri fedeli. L’inchiesta della magistratura si concentrerà sulle responsabilità del capovara, Alfio Rao. Nella requisitoria dei magistrati Antonio Fanara e Pasquale Pacifico si leggono parole rivelatrici sulla disorganizzazione e sulla mancanza di un regolamento della festa, le vere cause della morte del giovane Calì.
Leggendo questa requisitoria, alcuni cronisti del giornale Catania Possibile e alcuni attivisti del volontariato cittadino si rendono conto del valore esplosivo di quelle parole dei magistrati. Nasce così il Comitato. Richiesta principale: un Regolamento per la festa.
Intanto, ecco che nel 2009 inizia il processo per le infiltrazioni mafiose nel Circolo di S.Agata alla Collegiata, per iniziativa del dott. Fanara. Il Comitato si mobilita con successo per chiedere che il Comune si costituisca parte civile, e inizia una campagna di diffusione di documenti, foto e testimonianze che provano, al di là di ogni ragionevole dubbio, la presenza della mafia, e in particolare dei clan Cappello e Santapaola, nella festa.
E non si tratta solo del Circolo di Sant’Agata: secondo diversi pentiti, alcune candelore sono direttamente gestite dai clan e con le notevoli donazioni ricevute vengono acquistate armi e cocaina.
Su iniziativa del Comitato, lo stesso sindaco Stancanelli promette l’istituzione di un tavolo per discutere e proporre un decalogo per la riforma della festa, con la presenza di Chiesa, Comune e Comitato.
Il Comitato accetta ed elabora, su richiesta del sindaco, un percorso partecipativo. Alla terza riunione, però, è la Chiesa stessa a dichiarare che le decisioni devono essere assunte esclusivamente dalle massime autorità (Prefettura, Comune e Chiesa). Conseguentemente, il tavolo viene sospeso. Naturalmente, nel corso del 2012 non ci sarà alcuna riunione delle massime autorità, né cambierà la conduzione della festa.
A questo punto il Comitato si rende conto che per una vera riforma della festa è necessaria un’azione di preparazione culturale permanente di Chiesa, Comune e mezzi di comunicazione, abbinata alla presenza dello Stato.
Niente di questo è avvenuto, pertanto i problemi rimangono: come nel caso dei torcioni accesi illegalmente al di fuori delle aree destinate a questo scopo.
I torcioni, inoltre, coprono le strade di cera, che dopo la festa dovrà essere rimossa con notevole spreco di fondi pubblici, ma che, soprattutto, costituisce un pericolo per l’incolumità dei cittadini, come nel tragico caso di un ragazzo, Andrea Capuano, che il 10 febbraio del 2010 scivola col motorino e muore, nonostante portasse il casco.
Di fronte alle mancate promesse il Comitato decide di cambiare tattica e di adottare un’idea nata dalla Confcommercio: creare un’isola di legalità a Piazza Cavour la sera del 5 febbraio. Una proposta minima, forse. Se accettata, però, segnerebbe un primo cambiamento. Il successivo, e conseguente, appello del Comitato raccoglie molte adesioni.
Lunedì 21 gennaio le firme vengono consegnate alle autorità e il giovedì seguente ecco la sorpresa: la questura comunica che ci sarà un presidio speciale delle forze dell’ordine la sera del 5 a Piazza Cavour. Chissà, potrebbe essere l’inizio di un cambiamento nella festa. Bisogna crederci.
Renato Camarda, Comitato per la legalità nella festa di S.Agata
Leggi il resoconto della riunione avvenuta in prefettura il 29 gennaio
Il Comitato è stato promosso da: Addiopizzo Catania, ASAEE, Banca Etica per la Sicilia Orientale, Cittàinsieme, Coordinamento catanese di Libera, COPE, Fondazione Giuseppe Fava, Mani Tese Sicilia, MOVI, Pax Christi.
All’appello hanno aderito, oltre che centinaia di singoli cittadini,
AGESCI, ACLI, ANM, ARCI, ASAEE, ASAEC; Cope, CSVE , Centro Zo, CGIL Catania, CGIL Medici, CISL, Confcommercio, Confcooperative, Federmisericordie Sicilia, Etna ‘ngeniusa, FNSI (Federazione nazionale della stampa italiana), Comunità del Crocefisso della Buona Morte e di San Nicolò all’Arena; Laboratorio socio politico Il Prezioso Avanzo; Vol.Si (Volontariato Siciliano). Hanno aderito inoltre: Frate Giovanni Calcara (domenicano); Padre Gianni Notari (gesuita); padre Pino Ruggieri (rettore San Nicolò all’Arena).

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