Simone Cristicchi e le canzoni fatte di storie

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Si fa presto a dire “cantautori”, la categoria che -da quasi cinquant’anni- occupa il panorama della musica itaiana. Ci sono, e ci sono state, figure eccellenti in questo campo , ma il cantautore che vi presentiamo oggi ha decisamente un curriculum originale, in quanto è anche scrittore, autore, fumettista (è stato allievo di Jacovitti) e attore.
Si tratta del giovane Simone Cristicchi, recentemente intervistato alla Feltrinelli di Catania, il quale ha presentato e “spiegato” alcune delle sue canzoni, nate dopo esperienze di volontariato o di pura ricerca, che lui ha portato anche in teatro, generalmente in forma di monologo.
Si è accostato al mondo dei profughi dall’Istria, Venezia Giulia, Dalmazia dell’ultimo conflitto mondiale e ne ha fatto un video e una canzone: “Magazzino 18”, dove gli esiliati si dicono: “Tracce di gente spazzata via/da un uragano del destino/quel che rimane di un esodo/ora riposa in questo magazzino…/Ci chiamavano fascisti/ eravamo solo italiani/ italiani dimenticati/ in qualche angolo della memoria/ come una pagina scippata/ dal grande libro della storia”.
Li Romani in Russia” è un monologo in ottava classica e in romanesco, in cui Cristicchi racconta la campagna di Russia dell’ultima guerra, attraverso le parole di “chi è tornato/ con l’incubo di essersi salvato;” tale lavoro è stato presentato in teatro anche in Russia.
Dal libro “Mio nonno è morto in guerra” Cristicchi trae uno spettacolo teatrale, dove 14 sedie accatastate ripropongono 14 storie di 14 soldati, partigiani, civili, piccoli eroi della quotidianità negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale.
Con i minatori di Santa Fiora Simone Cristicchi compie un tour di “canti di vino, d’amore e d’anarchia,” dove si alternano racconti e documenti del mondo delle miniere.
Col brano “Genova brucia”, riferito ai fatti del 2001, vince il premio Amnesty International del 2011.
Dal suo accostamento al mondo dei “matti” degli ex manicomi nasce un documentario e un libro, “Igiene mentale”, che raccolgono testimonianze dirette, poesie e lettere mai spedite di chi, negli anni del primo ‘900, entrava facilmente nei manicomi, per poi non uscirne più.
Dalla ricerca nel mondo manicomiale, prende lo spunto anche la canzone “Ti regalerò una rosa” che vince il primo premio al festival di Sanremo del 2007 e, come succede sempre in Italia, è dopo la sua esibizione in TV che Cristicchi diviene celebre. La canzone è una lettera del “matto” Antonio che dice: “Vivo qui da quand’ero bambino…/per la società dei sani/ siamo sempre stati spazzatura/ i matti sono punti di domanda senza frase.”
Abbastanza originale appare anche la canzone “Cigarettes” dove si parla di uomini che “si costruiscono baracche/ di legno e d’alluminio…/quando cercano una stanza/ si presentano in 2/ per poi diventare 4, 6, 10/ parlano lingue a noi incomprensibili/probabilmente antichi dialetti” L’originalità sta nel fatto che non si tratta di extracomunitari, sbarcati oggi in Italia, ma di Italiani, così recensiti in un documento americano del 1912.
L’ultima canzone di Cristicchi è “La prima volta che sono morto” dove anche un tema grave come la morte è affrontato con serenità e leggerezza.
Dei suoi lavori Cristicchi dice. “Mi interessano le storie che sviluppo in teatro e nelle canzoni, perché le considero un’operazione didattica della memoria”.

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