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Risorse archeologiche a Catania, una miniera non sfruttata

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da urbanfilecatania.blogspot.it

Dalle nostre parti fa notizia l’iniziativa di un folto gruppo di volontari che, sollecitati dal Gapa e coinvolgendo anche gli abitanti del quartiere, hanno ripulito un piccolo sito archeologico, frutto di uno scavo relativamente recente e conservato, sotto un struttura di acciaio e vetro, in un angolo di piazza s. Antonio, lungo la via Abate Ferrara, nel quartiere di s. Maria dell’aiuto.
Se, da un lato, la notizia fa piacere, perché testimonia la persistenza di un barlume di senso civico, dall’altro fa rabbia, se messa a confronto con quanto si può constatare viaggiando in altre città europee.
A Barcellona, ad esempio, un’accurata segnaletica conduce il turista curioso a vedere gli unici resti archeologici in superficie che si trovano nel centro storico della città: quattro mozziconi di colonne di un tempio romano di età imperiale, rimaste letteralmente sepolte in un vicoletto su cui incombono costruzioni successive anche moderne.
Che c’entra la rabbia, si dirà? C’entra perché, a partire da quel raffronto, abbiamo provato a fare un piccolo esercizio di topografia turistica applicata alla nostra città, che vogliamo proporvi.
Abbiamo cioè provato a circoscrivere il centro storico della nostra città in un cerchio avente i suoi punti cardinali in piazza Stesicoro, piazza s. Placido, piazza Federico di Svevia e via Garibaldi, fino all’altezza di via Quartiere militare.
Misurandolo con le mappe di Tuttocittà, si tratta di un cerchio di circa un chilometro di diametro, percorribile a piedi da un capo all’altro in circa 13 minuti: una breve e piacevole passeggiata.
Abbiamo quindi elencato le principali siti archeologici di età romana che vi si possono ammirare, ricavandone un elenco mozzafiato:
1. Teatro greco-romano, con annessi antiquari
2. Odeon
3. Terme della Rotonda
4. Terme di piazza Dante
5. Area archeologica sottostante e antistante al Monastero dei Benedettini
6. Scavi sottostanti alle chiese di s. Agata la Vetere e s. Agata al carcere
7. Area archeologica del Reclusorio del Lume
8. Foro romano (in via SS. Trinità-Cortile S. Pantaleone, da cui provengono anche le colonne del portico di piazza Mazzini)
9. Terme di piazza s. Antonio (già conosciute come Bagno di casa Sapuppo)
10. Museo archeologico regionale Ignazio Paternò Castello V principe di Biscari di Catania, al Quartiere Militare di via Garibaldi
11. Terme dell’Indirizzo
12. Terme Achilliane
13. L’area della Naumachia, sommersa dalle lave del 1669
14. Anfiteatro romano
15. Tomba di età imperiale, cosiddetta di Stesicoro (nel cortile della caserma Lucchese Palli, in piazza Carlo Alberto)
16. Ipogeo di s. Euplio
17. Ipogeo romano di via Ipogeo
Se poi si aggiunge che in questa stessa area si trovano anche i principali resti di epoca medievale, la rabbia si trasforma in collera. Restando infatti sempre fermi ai principali siti, abbiamo elencato:
1. Castello Ursino
2. Absidi e transetto della Cattedrale
3. Arco gotico-catalano di s. Giovanni de’ Freri (all’angolo fra via Cestai e via Mancini)
4. Loggiato e balcone di palazzo Platamone
5. La cappella bizantina di palazzo Bonajuto
6. Portale romanico di s. Agata al carcere
7. Torre del vescovo
8. Resti della cinta muraria medievale del Reclusorio del Lume
9. Cappella Paternò (in piazza s. Maria di Gesù)
10. La maggior parte dei tratti delle mura cinquecentesche dette di Carlo V, fra cui i più consistenti: il Bastione degli infetti e il Bastione del Tindaro.
Si capisce allora perché, alla fine di questo esercizio, avevamo una gran voglia di prenderci a schiaffi per la inequivocabile consapevolezza che abbiamo davanti una tavola imbandita di piatti succulenti e non sappiamo fare altro che sputarci sopra.
Fuor di metafora, intendiamo dire che abbiamo a disposizione, concentrate in uno spazio relativamente ristretto, una tale quantità di risorse archeologiche antiche e medievali che, in qualsiasi altro posto della terra, farebbero la fortuna della città che le possiede. E non stiamo ancora citando il barocco, il liberty o l’art decò …
Da noi invece c’è bisogno della buona volontà di alcuni intraprendenti cittadini per pulirne qualcuna ogni tanto, mentre il Parco archeologico, istituito alla fine del 2010 e che dovrebbe gestire solo la parte archeologica di questo bendidio, ha rischiato recentemente di perdere la sua autonomia.
Questo piccolo ente, con i pochi mezzi e il poco personale a disposizione (che gli consentono di rendere visitabile solo una piccola parte del patrimonio che ha in affidamento), è riuscito, in due anni, a far decuplicare gli incassi che sono passati dai 10.084 euro dell’ultimo anno della precedente gestione ai 191.466 dei primi due anni della nuova, peraltro interamente versati alla Regione Siciliana, ricevendone in cambio solo € 19.032,94 per il proprio funzionamento.
Se non è follia questa…

5 Comments

  1. in tutt’Italia ci sono miniere di risorse archeologiche ( 70% del patrimonio MONDIALE!!) non sfruttate ma se abbiamo persone al governo che sostengono che con la cultura non si fa economia siamo a cavallo.

  2. aggiungeremmo: nei pressi della torre del Vescovo adibita ad isola ecologica per la raccolta indifferenziata e trabordante di rifiuti, i resti di una necropoli romana di età imperiale (V° secolo) al N.ro 5 di via antico corso (interno ad una bottega)ed un “colatoio” 17° secolo , integro all’interno della chiesa dell’IDRIA nell’omonima piazza.
    scavi organici riporterebbero alla luce resti di epoca greca al margine del bastione degli infetti.
    l’area della purità resta un documento formidabile per la ricostruzione di fasi importanti della storia di Catania, a giudicare dalla lunga serie di pubblicazioni sull’argomento a partire dall’epoca del blocco del cantiere edilizio avvenuto nell’anno 2000.
    in proposito vorremmo aggiungere che l’area è stata definita nel tempo:importantissima; forse interessante; priva di alcun interesse, etc lasciamo all’immaginazione dei lettori a quale fase corrispondano tali definizioni e come mai, parallelamente, le pubblicazioni si sono “accanite” proprio sull’importanza del sito.
    sull’esito del tavolo di concertazione istituito a suo tempo per l’esame del riuso collettivo dell’area preferiamo tacere, anche se è intuibile.

  3. Gli estensori dell’articolo e il comitato popolare antico corso hanno perfettamente ragione, e molti altri esempi potrebbero aggiungersi al già corposo elenco: per dire solo i primi che mi vengono in mente, i resti della basilica paleocristiana di Via Dottor Consoli; la cappella bizantina di palazzo Bonajuto; la chiesa della Mecca all’ospedale Garibaldi; la casa con mosaico di Via Crociferi; il monumento sepolcrale romano della proprietà Modica. Bisognerebbe che i catanesi prendessero coscienza della ricchezza e delle opportunità che la loro città offre, e che i “tavoli di concertazione” fra enti pubblici e privati si moltiplicassero.

  4. Abbiamo una città ricca di testimonianze storiche,archeologiche,artistiche in senso lato!
    Basterebbe un’amministrazione colta e sensibile che aiutasse anche i privati a restaurare le belle strutture che si posseggono (vedi garage Musmeci)…..
    Potremmo vivere di turismo come tanti altri comuni hanno saputo fare!
    Catania è unica…….Arte-Mare-Etna!

  5. Ottimo il riferimento al “Garage Musmeci” come esempio di pregiata architettura che a Catania ha invece subito la più accanita devastazione (villa bonajuto, esposizione campionaria, etc..).
    Catania – una città di bellezza struggente in mano a volgari affaristi privi di ogni pudore e dalla cultura piratesca –
    Sarebbe necessario riappropriarsi del diritto di godere del bello e di salvaguardare l’esistenza di beni che pur essendo proprietà privata hanno, per loro natura, una valenza di bene collettivo.
    Le costruzioni fine 800 a Catania vengono ulteriotmente attaccate, oggi, in molte parti del centro (da villa Bellini a salire e verso piazza jolanda, piazza trento…)

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