/

Carmelo Salanitro, qualcosa di più di un nome su una targa

3 mins read

Perchè uno studente liceale dovrebbe oggi partecipare al premio istituito per ricordare Carmelo Salanitro? Perchè dovrebbe interessarsi alla figura di questo docente morto in una camera a gas del campo di concentramento di Mauthausen per essersi opposto a quel regime fascista che sembra ormai solo una sbiadita pagina di storia passata? Risponde a questa domanda Carmelo Franceschino, ormai ex alunno del Liceo Cutelli, che ha già collaborato altre volte con noi e che ci fa oggi partecipi della relazione da lui  svolta ieri mattina nell’aula magna del Liceo.
Per la prima volta, infatti, tre ex alunni -che hanno concorso al premio negli anni passati- sono stati invitati a partecipare, in veste di relatori, alla cerimonia di premiazione. Un ulteriore tentativo, da parte degli organizzatori (Carmelina Leonardi, Ermelinda Majorana, Anna Marano e Flavia Savoca), di mantenere vivo questo esercizio di memoria sul nostro passato.
‘Perché partecipare al Premio Salanitro?’
Sono molto felice di essere stato invitato qui oggi. Nelle varie volte in cui ho assistito a questa cerimonia, non è mai capitato di ascoltare quello che un ragazzo aveva da dire sul Premio e sulla figura del professore Salanitro: ringrazio la professoressa Marano per avermi dato quest’opportunità.
Due volte ho partecipato al concorso. Mi sono fatto una mia idea sul suo significato e sull’importanza di una partecipazione ampia e sentita.
L’obiettivo di questo Premio dovrebbe essere quello di rendere Salanitro qualcosa di più di un nome su una targa. Perché questo avvenga, due elementi sono secondo me necessari: introdurre e approfondire la figura del professore in ogni classe e concedere più spazio ai ragazzi e alle loro opere, perché è attraverso di esse, discutendole e meditandole, che Salanitro può continuare ad avere importanza.
È raro infatti che ci si appassioni a qualcosa che a stento si conosce, solo dall’approfondimento nascono le domande.
Infilare bigliettini di propaganda anti-regime nelle tasche degli studenti, come ha fatto il professore, non è un gesto particolarmente eclatante. Pensiamo per contrasto allo Schindler di Spielberg, che salva migliaia di vite barattando tutto il denaro accumulato. Quanto è più spettacolare e clamoroso tutto questo!
Bisogna riflettere però sul valore del gesto del professore che viene prima del gesto in sé. Non c’è nessuna urgenza esterna, non ci sono vite da salvare: c’è solo lo slancio libero di una persona che nella gratuità e nella libertà agisce secondo quanto ritiene giusto, contro quanto ritiene sbagliato.
È questo il senso vero della banalità del bene. È questo che percepiscono come un vero pericolo le autorità fasciste: non la propaganda dei bigliettini, di dubbia efficacia, ma il tentativo di pensare con la propria testa condividendo i propri pensieri con coraggio.

C’è un altro rischio: quello che Salanitro, pur strappato alla commemorazione fine a se stessa, divenga intellettualismo, rimanga teoria. Il Premio si propone di evitare questo scoglio, chiedendo a chi vi partecipa di creare qualcosa di proprio, di confrontarsi in prima persona con la figura di Salanitro. E’ quindi essenziale rendere protagonisti i risultati di questo confronto, dare spazio alle opere dei ragazzi che sono l’esito concreto del pensiero faticoso, faticoso come sempre è il pensiero, sul senso della sua figura ancora oggi.
Qual è questo senso? Perchè l’esempio politico e morale di Salanitro non diventi ogni giorno più remoto, dileguandosi in un passato che sembra impossibile si ripeta, è necessario che la conoscenza del suo esempio divenga occasione per risvegliare una coscienza politica e morale in tutti noi, ricordandoci che è essenziale distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, spronandoci a lottare per l’uno e a combattere l’altro.
Dovremmo imparare a diffidare delle derive nazionaliste, populiste e neofasciste che prosperano intorno a noi, perché non di nuovo si ripetano errori già commessi, già sofferti.
Una coscienza vigile e autonoma si crea leggendo e seguendo esempi concreti. Leggere è sempre più difficile, distratti come siamo dagli infiniti stimoli che ci pungolano, e dalla mole caotica e contraddittoria di pseudo fatti e pseudo opinioni da cui siamo sommersi.
Parlare dell’esempio di Salanitro ci costringe invece a chiederci dove siano oggi modelli e maestri. Soprattutto ci esorta a cercare queste figure, a trovarle in una società che le nasconde e si accanisce contro di loro.
Il senso di questo premio, il senso dell’esempio di Salanitro è che dobbiamo ricordarci di pensare, senza sosta, senza diventare succubi dei pensieri degli altri. Quel che più conta è vivere e non essere vissuti.
Non preoccupiamoci quindi se non scriviamo poesie come Leopardi o non disegniamo come Michelangelo. Se abbiamo un pensiero su questo nostro mondo, se abbiamo un’idea che sia davvero nostra, non preoccupiamoci e partecipiamo.
Ogni pensiero meritevole, non importa se facente parte di un’opera premiata o meno, andrebbe letto in questa cerimonia, perché non vada sprecato. La condivisione delle proprie idee con coraggio è quello che ha fatto Salanitro. Facciamoci quindi forza, e pensiamo; apriamo da noi un sentiero ai nostri piedi, senza seguire quelli tracciati da altri, dei quali è impossibile scorgere la fine.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Eventi

Oltre la notte

I versi profetici di padre David Maria Turoldo, poeta militante di origine contadina E dunque anche