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La maffia di De Felice, rileggere il passato per capire il presente

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Fu il primo omicidio eccellente  di mafia. Il primo febbraio 1893, sul treno Termini Imerese/Trabia  con 27 pugnalate fu ucciso il direttore del Banco di Sicilia Emanuele Notarbartolo. L’omicidio accese il dibattito sulla situazione dell’associazione criminale in Sicilia e in Italia e sui suoi rapporti con la politica. Fu riconosciuto infatti  come mandante dell’assassinio il deputato Raffaele Palizzolo, condannato nel 1901 e poi assolto dalla Corte D’Assise di Firenze nel 1905 per insufficienza di prove.
Prendendo lo spunto da quel delitto, che portava per la prima volta la questione mafiosa all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, Giuseppe De Felice Giuffrida, sindaco di Catania dal 1901 al 1914, socialista e tra i fondatori dei Fasci Siciliani, pubblicò sul quotidiano “Avanti” una serie di articoli, poi raccolti nel saggio: “Maffia e delinquenza in Sicilia nel 1900”, oggi ristampato da Edizioni di Storia e Studi Sociali, a cura di Rosario Mangiameli, docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze Politiche di Catania.
Il libro è stato presentato giorni fa nella libreria Feltrinelli di Catania, presenti il curatore e Giuseppe Astuto, docente di Storia delle istituzioni politiche nella stessa Università, autore di un recente saggio su De Felice, “Il vicerè socialista” (Bonanno editore) e prossimo alla pubblicazione di un lavoro sui sindaci di Catania. Renato Camarda dell’Associazione Libera ha svolto il ruolo di moderatore.
La principale caratteristica del panphlet di DeFelice – come è emerso dal dibattito- è il modo in cui si parla della mafia, considerata non più l’espressione dell’inferiorità della “razza” meridionale, ma uno strumento del ‘potere’, sulla scorta di quanto già aveva scritto Napoleone Colajanni.
Si trattava comunque di un ribaltamento delle convinzioni ormai acquisite nell’immaginario collettivo cambiava soprattutto il modo di guardare al ritardo economico del Sud, da combattere proprio perchè la mafia pesca nel torbido della povertà.
De Felice si propone quindi di lavorare ad uno sviluppo che coinvolga le fasce sociali più povere, che per lui sono soprattutto quelle urbane, operaie e piccolo borghesi, senza tuttavia perdere di vista i movimenti contadini e cercando opportunità alternative alle proposte mafiose.
La mafia si poteva sconfiggere, anzi era vista da De Felice – come spiega Mangiameli- come un fenomeno residuale, “frutto di una non risolta transizione dalla fase feudale alla modernità, convivenza di strutture sociali e di potere altrove tramontate a confronto con la modernità dello stato di diritto, capaci tuttavia di stravolgerne il ruolo regolatore e inceppare i meccanismi della giustizia”.
De Felice presenta anche il lessico proprio della mafia di allora nel capitolo intitolato “Omertà e gergo”. Per il resto, il testo si concentra soprattutto su fattori economici, politici, storici, ma anche sulla giustizia e i suoi funzionari.
E’ attuale un tale saggio? Mangiameli paragona i politici di allora e quelli che attualmente siedono in Parlamento. “Agli inizi del XX secolo chi sedeva in Parlamento aveva uno spessore politico che oggi manca ed era capace di affrontare i problemi con serietà e responsabilità, esaminando con attenzione i vari casi”.
Allora la magistratura non agiva con sufficiente determinazione sui fenomeni mafiosi, anche perchè subiva i condizionamenti politici. Oggi il rapporto si è ribaltato: è più attiva la magistratura che il potere esecutivo, anche se bisogna ricordare che lo Stato, a fine Ottocento, come insieme di strutture che controllavano la società, si stava ancora formando.
Anche la mafia di oggi è cambiata rispetto a quella di allora, divenendo più sofisticata e talora più nascosta.
La pubblicazione di questo testo, così come quella del più noto saggio di Colajanni “Nel regno della mafia”, si può considerare una iniziativa apprezzabile da parte di una casa editrice che, coinvolgendo studiosi “attenti e rigorosi” di vari istituti di ricerca, si propone di rileggere il passato per contribuire alla comprensione del presente.
Gli studi storici diventano punto di partenza per analizzare problematiche e questioni civili attuali e scottanti come quella della mafia. Un progetto editoriale che lo stesso Mangiameli considera coerente e convincente.

3 Comments

  1. per le persone che hanno interesse a conoscere la storia di questa città, divenuta ormai disastrata e sporca, rivolgo un invito a partecipare alle riunioni che periodicamente si tengono in un saloncino sito in Catania via Marittima n.12 . Sulla parete esterna della casa si può notare una tabella con lo scritto ” centro sociale alternativo de felice giuffrida “.Su De Felice si è tanto parlato e discusso.. .Speriamo che adesso , dopo l’iniziativa della locale università e dei prof. Mangiameli e Astuto si possa parlare di più su questo personaggio.

  2. De Felice aveva ragione che la mafia nasce da uno spirito destabilizzatore per l’autorita’ ma ai giorni d’oggi l’attrazione alla criminilita’ e’ dovuta al fatto che non c’e’ lavoro soprattutto per i ceti meno istruiti(e anche per quelli che hanno istruzione, per dire la verita’)e diciamo la verita’ Mafia Inc. e’ uno dei datori di lavori piu’affidabili.
    Anche se cerchi di darti aiuto con i mani e con i piedi, il governo carica di oneri ai cittadini (vedi articolo precedente). Il governo deve aiutare gli imprenditori e sostenere le aziende in qualsiasi modo. Deve creare un’ambiente dove gli imprenditori possono realizzare le loro idee.
    Un posto dove la regione siciliana potrebbe iniziare a fare il loro lavoro sarebbe la scuola…..

  3. C’e’ un libro sulla nostra citta’, Catania che si chiama “Sicily is not quite Tuscany. Having a blast in Catania”. Questo libro e’ stato scritto da un giovane scrittore australiano (Shamus Sillar) che ha trascorso un’anno a Catania (vicino la Via Pleibiscito).
    Le descrizioni della nostra citta’ sono molto veritiere. E’ raccontano come si vive a Catania. Parla delle cose belle che ci sono a Catania ma anche dei problemi che la affligono(il tutto con tanto humour). Non c’e’ una traduzione italiana purtroppo. Mi e’ piaciuto leggere che cosa pensa uno straniero della nostra citta’ e ha aperto gli occhi su certi comportamenti totalmente catanesi. Un capitolo e’ dedicato alla mafia.
    Il link di amazon e’ qui sotto:
    http://www.amazon.it/Sicily-Its-Not-Quite-Tuscany/dp/1742376797/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1400624488&sr=8-1&keywords=shamus+sillar

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