//

A chi il mare? A noi!

3 mins read

Non fraintendete. Nessuna nostalgia del “quando c’era lui”, ma questa parafrasi potrebbe benissimo fare da sottotitolo all’ultimo dossier Mare Monstrum 2013 di Legambiente sulle condizioni delle nostre spiagge e dei nostri mari.
Quello che dovrebbe costituire, per la varietà di paesaggi e il suo chilometrico sviluppo, uno dei tesori più preziosi da offrire ai turisti, continua ad essere oggetto di depredazione da parte dei nuovi predoni che non vengono più dal mare, ma dalla terraferma: abusivismo, ecomostri, inquinamento dalla terra e dal mare, permessi di trivellazione off-shore, privatizzazione di aree demaniali, moltiplicazione di inutili porti turistici, pesca di frodo. L’elenco delle malefatte sembra non finire mai, mentre sono i nostri mari e le nostre coste ad essere sempre più sfinite.
Dopo questa geremiade, bisogna comunque dire che quelli di Legambiente hanno voluto aprire il loro dossier con una nota di ottimismo, che fra l’altro riguarda noi siciliani: l’abbattimento dello storico ecomostro che deturpava quell’incredibile gioiello che è la Scala dei Turchi a Realmonte, in provincia di Agrigento.
Ma, subito dopo, ecco le top-five, la classifica degli abusi per i quali Legambiente “chiede una corsia preferenziale nelle pratiche di abbattimento, perché sono tra i peggiori esempi dello scempio edilizio vista mare” e, a seguire, l’interminabile rosario di illegalità che, malgrado gli sforzi della magistratura e degli ambientalisti, si continuano a perpetrare un po’ dappertutto, anche se, modestamente, mettendo assieme quelli che sono stati individuati fra Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, il Meridione copre quasi due terzi del ‘fabbisogno’ nazionale.
I numeri del mare illegale costituiscono una delle poche voci del bilancio meridionale in continua crescita. Nel complesso “i reati contestati salgono a 13.518 (+2,8%), che equivalgono, per dare un’idea, a 1,8 illeciti per chilometro di costa”; e stiamo parlando solo della “punta dell’iceberg, quello che finisce nella rete degli investigatori, [perché] purtroppo molto, troppo, rimane impunito.”
Nella specialità ‘abusivismo edilizio nelle aree demaniali’ la Sicilia, con 476 illeciti, 725 persone denunciate e 286 sequestri, il 16,6% dei reati contestati a livello nazionale, continua a non avere rivali. “Lungo tutta la Sicilia non c’è tratto di costa che sia stato risparmiato dall’avidità di chi si è costruito la casa, l’albergo o il ristorante sul demanio nel più totale disprezzo della legge e della bellezza.”
E si tratta solo degli ultimi nati perché basta andare in giro per scoprire che sono pochissime le spiagge in cui non sia dato di trovare ville e casematte con i pilastri a mollo. Solo per citare qualche caso: Fontane Bianche e Noto Marina, Capo Passero e Marzamemi in provincia di Siracusa; l’inespugnabile scheletro dell’Aloha Mare nella riserva della Timpa di Acireale che dal 1975 domina indisturbato la scarpata a picco sul mare; i villaggi abusivi nell’Oasi del Simeto dove, a fronte di poche decine di demolizioni, si continua a costruire abusivamente.
Dall’altra parte dell’isola c’è invece Triscina, la frazione marina di Castelvetrano, “che con oltre 5mila case illegali […] ha il record assoluto di cemento illegale sulla spiaggia, peraltro in un’area prossima al sito di Selinunte, uno dei parchi archeologici più estesi d’Europa.”
Fra l’altro, molte di queste case sono di proprietà di famiglie residenti nei paesi del terremoto del Belice del 1968, per cui c’è chi avanza il sospetto che in queste case siano finiti, almeno in parte, i soldi della ricostruzione post-terremoto.
Altro muro del pianto è il problema dell’accessibilità delle nostre spiagge che diventa ogni anno sempre più rilevante, impedita com’è da una cortina sempre più fitta di stabilimenti balneari, bar e chioschi, ristoranti, centri benessere e discoteche che riducono a pochi metri quadrati le spiagge dove stare liberamente e gratuitamente: una vera e propria privatizzazione delle spiagge con guadagni milionari per gli esercenti, a fronte di pochi euro pagati per la concessione.
Si calcola che complessivamente gli stabilimenti balneari occupino non meno di 900 km di costa, ovvero quasi un quarto della costa idonea complessiva, per un incasso medio da parte dello Stato di 5 euro e 72 centesimi all’anno per ogni metro quadrato di spiaggia dato in concessione. Se si considera che mediamente l’estensione di uno stabilimento è di 1.500 mq, ognuno di questi paga solo 8.580 euro l’anno per l’utilizzo di un suolo che è di tutti.
Alcuni esempi ci aiutano a capire la dimensione del fenomeno: “a Catania, i casi da citare sono quelli del Lido Azzurro (44.858 euro per oltre 50mila mq, fatturato di 1,4 milioni), del Villaggio turistico europeo (25mila euro per 33mila mq) e del Lido America (18.550 euro per 22.500 mq); nel Siracusano, a Fontane Bianche il Lido Sayonara sborsa meno di 10mila euro l’anno per 7.240 mq e lo Yacht club di Marzamemi un euro al mq per complessivi 18mila metri quadrati.”
Una media ridicola di 0,90-1,50 euro al metro quadro, con un incasso complessivo ancora più ridicolo, nel 2011, di 11 milioni per 922 chilometri lineari di costa, con una media di 5.300 euro per gestore, quando ognuno di questi dichiara, da solo, fatturati milionari.
In questo senso appare quanto meno schizofrenico il comportamento del Governo regionale che prima, “con il Decreto del Presidente 509 del 3 aprile 2013, aveva deciso di aumentare i canoni (su proposta del gruppo M5S) addirittura del 600% rispetto a quelli in vigore fino al 2012, salvo poi fare marcia indietro e annullare qualsiasi modifica.”
Senza che gli utenti, peraltro, ne ricavino un qualche beneficio in termini di tariffe pagate che restano sempre da rapina.

1 Comments

  1. vorrei segnale che a Santa Maria la scala sembra che siano in corso le procedure per spostatre il Lido (la concessione da quest’anno è stata revocata negli spazi antistante il molo e al titolare è però rimasta la concessione di un ampio parcheggio che in atto sembra inutilizzabile da Comune di acireale) nella spiagetta di via Molino mi sembra gravissimo ingabbiare questo piccolo tesoro. Chiediamo un sostegno come dobbiamo intervenire?
    NB(la spiaggetta è quella dopo la piazza )
    LALLA spadaro

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente