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Rifiuti porta a porta, si consultino i cittadini

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Catania è una città sporcacciona. Lo è più di Firenze ma anche più di Palermo. E’ uno dei dati comunicati nel corso dell’incontro che si è tenuto lunedì scorso nella sala Bonaventura di via Sangiuliano sul tema “Catania. Costruiamo l’alternativa rifiuti zero”, organizzato da SEL (Sinistra Ecologia Libertà).
“Tra 2-3 mesi partirà il progetto di raccolta rifiuti “porta a porta” nei quartieri di Catania dove il servizio è gestito in maniera diretta dal Comune -si è impegnato l’Assessore comunale Saro D’Agata- e alla scadenza del contratto con le ditte Oikos e IPI predisporremo un nuovo contratto che avrà come obiettivo l’estensione su tutto il territorio del servizio “porta a porta”.
L’assessore, consapevole delle difficoltà insite nel ruolo che oggi ricopre, ha tuttavia rivendicato alcune proprie azioni, tra cui la citazione in giudizio per il mancato conferimento della differenziata,  l’apertura della seconda isola ecologica e la riduzione dell’ammontare della TARI per coloro che hanno conferito la differenziata presso le isole ecologiche.
Nel breve periodo D’Agata si è impegnato ad aprire la terza isola ecologica (occorrono 120.000 euro per riparare i danneggiamenti arrecati), una maggiore attenzione nella gestione dei rifiuti prodotti nei mercati comunali, l’avvio di un osservatorio aperto alle associazioni e movimenti.
I controlli per sanzionare i pendolari dei comuni limitrofi che buttano i sacchetti dell’indifferenziata nei cassonetti delle aree periferiche della nostra città e per la dismissione dell’amianto proseguiranno nonostante le difficoltà, essendo la squadra ambientale attualmente composta solo da 7 elementi.
Nonostante la partecipazione all’incontro non sia stata da stadio, gli intervenuti hanno sollevato questioni estremamente puntuali, anche perché a parlare sono stati rappresentanti di associazioni e movimenti attivamente impegnati sulla questione dei rifiuti.
E’ stato ricordato da Marcello Failla, di SEL, che dallo studio di Legambiente emergono dati molto negativi su Catania, collocata al 94° posto su 104 città italiane: un riciclo attesatto solo al 9%, una produzione annua di rifiuti pari a 701 Kg per abitante (+ 40% della media nazionale), contro i  505 Kg./annui di Palermo e la percentuale relativamente bassa (43%) di rifiuti indifferenziati prodotti in una città che conta 8 milioni anni di turisti come Firenze.
In merito al bando di gara in atto (del 2009), Failla ha evidenziato alcune anomalie, ad esempio l’attribuzione alle ditte che gestiscono la raccolta, e non al Comune, delle quote ricavate dalla vendita al CONAI del materiale differenziato. Da rilevare anche il dato inquietante che entrambe le società che hanno vinto l’appalto hanno implicazioni giudiziarie (una delle due società è anche proprietaria della discarica di Misterbianco) e che non sono state multate nonostante non abbiano rispettato le quote definite nel bando.
Ecco dunque l’invito alla amministrazione comunale a revocare l’appalto e indire un nuovo bando che preveda la modalità a rifiuti zero.
Sulla stessa linea Danilo Pulvirenti, presidente di Rifiuti zero Sicilia, associazione nata nel 2010 per bloccare la costruzione degli inceneritori in Sicilia. Pulvirenti ha esposto i dieci ‘passi’ per rifiuti zero, dalla separazione alla fonte all’attivazione di impianti di compostaggio agli incentivi per la riduzione dei rifiuti prodotti.
Proposte concrete sono venute anche da Sebastiano Spina, dell’associazione Zero West Sicilia. Tra queste la modifica del Piano dei rifiuti, sulla linea di quello presentato dal CONAI a Salerno, il recupero degli alimenti in prossimità di scadenza, l’attivazione di un centro di riparazione e riuso di mobili ed elettrodomestici non più in uso, incentivi alle eco-attività e agli eco-pub, con utilizzo del vuoto a rendere, la creazione di botteghe a km zero.
Un nuovo Piano regionale che punti a Rifiuti zero è stato auspicato da Danilo Festa, del Comitato No discarica di Motta. Inevitabile il riferimento alla discarica Tiritì fra i Comuni Motta e Misterbianco: nata nel 90 come discarica pubblica, ora privata; incrementata nel 2002 col governo Cuffaro che inaugurò la stagione dell’emergenza, per cui venne utilizzata anche per le altre province; ulteriormente incrementata dal Governo Lombardo nel 2009, per arrivare al Governo Crocetta e al licenziamento dell’Assessore Marino che – ha affermato Festa- cercava di entrare nel merito della discarica. Al momento sono due le inchieste giudiziarie in corso: una per sversamento di percolato e l’altra per corruzione di pubblici ufficiali.
Di controllo sociale da parte dei cittadini e di confronto pubblico sulla progettazione del nuovo appalto, che deve contenere un progetto adeguato a raggiungere l’obiettivo, ma anche di sistema di sanzioni ha parlato Paolo Maniscalco, mentre Maurizio Caserta ha posto l’attenzione sugli interessi economici che ruotano attorno ai rifiuti e si è soffernato su quanto la gestione dei rifuti incida pesantemente sulla finanza pubblica: 71 milioni annui, pari al 15% della spesa complessiva.
Altre proposte concrete, dirette all’Assessore D’Agata, sono emerse nel corso del dibattito.

  • obbligare i locali pubblici a predisporre la raccolta differenziata, non con uno ma con più raccoglitori destinati agli avventori;
  • avviare la raccolta differenziata al Cimitero, dove attualmente nello stesso cassonetto si ripongono fiori, plastica e alluminio: tre cassonetti di dimensioni diverse, uno accanto all’altro;
  • ritirare i cassonetti marrone, ormai utilizzati, al pari di quelli grigi, per l’indifferenziata e riproporli con un nuovo colore, con la scritta UMIDO a carattere cubitale e con un’apertura minore, anche per dare un segnale di svolta.;
  • attivare una task-force che combatta i ‘pendolari del rifiuto‘, nella constatazione che è inutile sopprimere i cassonetti ai confini della città, perché il pendolare si sposta al successivo, come è avvenuto sulla strada di collegamento di San Giovanni Galermo con Mascalucia;
  • prevenire il cattivo uso del porta a porta condominiale, poiché nell’anonimato del condominio c’è spesso il furbo che potrebbe continuare a non differenziare; l’estrema ratio potrebbe essere la multa condominiale.

Tutto questo per rompere il circolo vizioso in base al quale si raccoglie tutto indifferenziatamente perché i cittadini non fanno la differenziata, ma costoro non differenziano perché si sa che poi va tutto nello stesso raccoglitore.
Se l’Assessore vorrà tenere conto delle proposte avanzate potrà considerare avviato l’Osservatorio (o la Consulta da tanti auspicata) e costruire quel rapporto sinergico tra società civile e amministrazione che troppe volte è stato oggetto di vanto da parte di molte amministrazioni precedenti ma non è stato mai effettivamente realizzato.

1 Comments

  1. Se i comitati e le associazioni avessero, oltre la buona volontà, anche i soldi per invadere la città di messaggi pubblicitari, le presenze alle conferenze sarebbero degne dei problemi che affrontano.
    Comunque siamo dell’opinione che gestione dei rifiuti e legalità vanno a braccetto.
    Ottime le proposte di “rifiuti zero” e “zero wast” che condividiamo pienamente.
    A proposito di comunicazione, voglio segnalare il Filfest – http://www.filfest.org in programma il 4-5-6 Dicembre. diversi tavoli dall’intimo dei quartieri alla città (dentro si svilupperanno tematiche come legalità, trasporto, cultura e beni culturali).

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