La Tecnis come Giano bifronte

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La Tecnis Spa di Catania come Giano bifronte. E’ un’impresa esemplare dal punto di vista dell’efficienza e della legalità? O una delle tante aziende che intrallazzano guadagnando cifre da capogiro con fatture false?
Eh sì, perché da una parte figura nella classifica delle 25 migliori imprese di costruzioni del Sole 24 ore, è stata citata da tante testate web e cartacee come modello di legalità, ed inoltre, indicata come esempio per aver terminato in anticipo i lavori sulla Salerno Reggio Calabria avuti in subappalto. Del resto a Catania proprio la Tecnis sta attualmente realizzando importanti opere, dalla discussa  darsena commerciale del porto ad una tratta della metropolitana, all’ospedale san Marco.
Dall’altra -secondo i magistrati di Reggio Emilia e le Fiamme gialle di Catania- sarebbe in affari con la Pianeta Cospea, una ditta “cartiera” , che – secondo gli inquirenti -produrrebbe fatture per operazioni inesistenti.
Così l’Espresso che cita l’inchiesta secondo la quale la Tecnis avrebbe non pagato l’Iva e altre imposte, truffando l’Anas per 653.000 euro.

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La replica dell’azienda catanese è stata una risposta “integrativa” che attenuerebbe le responsabilità della Tecnis per gli anni 2012 e 2013.
Anche la Gazzetta di Reggio tira in ballo la Tecnis e i circa due milioni di euro fatturati per far lievitare i costi dei lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. La Gazzetta insiste sui 653mila euro. “Spese mai sostenute, pagate dall’Anas per fatture emesse dalla Pianeta Copsea srl, società cartiera costituita ad hoc dalla cricca reggiana”.
Cercando nel Web, poi – toh chi si rivede?- troviamo ancora la Tecnis. Insieme a titoli e articoli elogiativi sull’azienda e sul suo amministratore delegato e co founder, Costanzo, ce ne sono altri non proprio edificanti. Come ad esempio un post su un’inchiesta sul porto di Genova pubblicato dal sito Casa delle legalità.
Vi è ampiamente citato il vertice dell’azienda, Domenico Costanzo, già assessore della giunta Bianco nel 93, qui -ahimè- inserito in un affresco non proprio esemplare fatto di pizzo, costi gonfiati, rapporti e mediazioni con la mafia.
 

3 Comments

  1. La verità è che siamo così sadici ed autolesionisti che appena esiste un’azienda importante a Catania ed in Sicilia ci chiediamo come essa fa ad esistere e produrre fatturato senza che possa essere implicata con i malaffari. Non conosco le fonti delle vostre accuse ma conosco la metodologia, che è la stessa che ha portato al fallimento colossi nazionali come la F.lli Costanzo e Rendo, per avere cosa oggi? Ugualmente la mafia all’ennesima potenza, magari trasportata in imprese che vengono da fuori ma colte in flagranza in atti corruttivi come la Cmc e Maltauro, che in questa desertificazione imprenditoriale, dove regge alla grande solo la Tecnis, ci stanno colonnizando sempre più! Smettiamola con questa ipocrisia, scrivendo tanto per scrivere ma con il risultato di demolire sempre la nostra economia!

  2. Una domanda: cosa lega Bianco al suo ex Assessore Costanzo oggi proprietario Tecnis e lega anche a Indaco da Bianco proposto e riproposto alla ricca poltrona del porto? Risposta: una loro comune ma innocente dimenticanza delle leggi : a) la L.84/94 che proibisce la conduzione del porto a soggetti dall’ interesse privato in conflitto con quello pubblico, per come lo è stato lungamente Indaco ed impunemente continua ad esserlo tuttora ; b) la stessa Legge che prescrive la preventiva approvazione comunale, mai ottenuta, sulla programmazione delle opere portuali, compresa la nuova “darsena” traghetti costruita dal Costanzo; c) La L.431/85 che vieta la devastazione della foce del Torrente Acquicella, per come avvenuta per far posto a tale “darsena” che ha già comportato la spesa di circa 100 milioni di Euro e comporterà una maggiore spesa periodica per la escavazione continua dei bassi fondali della Plaia necessaria per una vera destinazione mercantile; d) Il recente sequestro del Magistrato antimafia degli autotreni che dovrebbero presto prendere posto in tale “darsena”. Se quindi consideriamo quanto ci è costato a partire dal 1994 questo tipo di gestione portuale, non solo per il ricco mantenimento di un ente portuale risultato ultimo in tutta Italia, ma anche per il mancato incasso dalle crociere, dal diporto nautico e dalla pesca turistica, abbiamo una precisa ma triste conferma del danno finora causato a tutti noi cittadini dalla suddetta smemorata e fraterna triade.

  3. Al cittadino Petrella osserviamo che il vero e solo “risultato di demolire sempre la nostra economia” è la corruzione. Colpevoli sono i corrotti e i corruttori e con certo chi “osa” combatterli come lei dice! Lo dimostra l’arricchimento dei cavalieri, vecchi e nuovi, che hanno disarcionato le regole e cavalcato il lavoro altrui riducendo l’Italia, con Catania in testa, nelle attuali condizioni. I paesi non solo europei che hanno saputo combattere la corruzione e promuovere l’imprenditoria liberale e concorrenziale, lo dimostrano con la loro civiltà per noi storica ma oggi perduta. Nello specifico ci auguriamo che il sig. Petrella abbia verificato quante ditte abbiano partecipato alla gara per la costosissima “darsena”, quale ribasso sia stato offerto dalla vincitrice, quali VIA-VAS siano state favorevoli, quale rispetto sia avvenuto per il piano regolatore di Catania e per lo sviluppo sostenibile della Plaia.

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