Migranti, quando il razzismo è istituzionale

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‘Crudele forma di razzismo istituzionale’, così Grazia Naletto, presidente di Lunaria, definisce la miopia dimostrata dai governi europei nei confronti del fenomeno migratorio in un suo contributo (‘Migrazioni, conflitti e colpevoli omissioni’) al volume miscellaneo ‘Cronache di ordinario razzismo’ (2014).
Proprio sull’Europa, sulle pulsioni nazionaliste, xenofobe e populiste emerse in occasione delle elezioni dello scorso maggio, si concentra l’attenzione di questo ‘terzo libro bianco sul razzismo in Italia‘, costruito grazie al lavoro di monitoraggio e di informazione svolto da Lunaria, associazione che, dal 1992, svolge attività di ricerca e di comunicazione sui temi dell’economia solidale, del terzo settore, delle migrazioni.
Un’Europa miope, secondo Naletto, innanzi tutto perchè non riconosce una verità elementare: “in un contesto internazionale nel quale le crisi e i conflitti si moltiplicano e/o degenerano e i venti di guerra tornano a spirare con forza, il numero delle persone costrette ad abbandonare il proprio paese è destinato a crescere”.
Occultare questa relazione tra la proliferazione di guerre e conflitti civili da una parte e l’aumento dei flussi di profughi dall’altra è “un’omissione consapevole e colpevole”.
Tanto più che -incalza Naletto- l’Occidente ha le sue responsabilità su buona parte di questi conflitti e non può ipocritamente attribuire la responsabilità delle morti nel Mediterraneo solo alle organizzazioni che fanno affari sulla pelle dei migranti, come se non avesse contribuito a questa speculazione con il proprio proibizionismo.
La lettera che il presidente Juncker ha inviato a settembre ad Avramopoulos, nominato commissario della UE per l’Immigrazione e gli Affari Interni (uno stralcio alla nota 20 di questo testo), è sintomatica di questa miopia.
Quali obiettivi strategici indica JuncLunker? Due vecchi intenti perseguiti da tempo con scarso successo, quello del controllo delle frontiere esterne attraverso il rafforzamento di Frontex e quello della cooperazione con i paesi di provenienza dei migranti, una collaborazione centrata sugli accordi di riammissione, senza nessun accenno alla possibilità di interromperla nel caso non vengano garantiti i diritti umani
Il presidente, scrive Naletto, non fa alcun cenno alle stragi avvenute nel Mediterraneo e non individua come prioritari né il primo soccorso in mare né il rafforzamento dei programmi di accoglienza e di inclusione sociale.
Ignora anche le richieste avanzate dalle organizzazioni di tutela dei diritti umani e non fa riferimento alla opportunità di applicare la ‘Direttiva europea sulla protezione temporanea’ (2001/55/CE) che prevede la possibilità di offrire una tutela immediata e temporanea qualora il sistema di asilo non possa far fronte a casi di intensificazione degli arrivi.
Nulla si dice sulla riforma di Dublino III (che impone che si debba chiedere asilo nel primo paese europeo di arrivo) nè sul coinvolgimento delle Nazioni Unite per aprire canali di ingresso protetto per le persone bisognose di protezione internazionale.
Naufragi e morti quotidiane non sembrano scalfire quella che Naletto definisce “coazione a ripetere sicurtaria”. La fine di mare Nostrum, unico intervento capace di salvare la vita a migliaia di persone, e il passaggio a Triton, dimostra che l’interesse prioritario rimane quello del controllo delle frontiere. E pazienza se i migranti ricominciano a morire a centinaia.
Per chi riesce ad approdare e intende chiedere asilo, rimane invariata la situazione a tutti nota, migranti compresi. I paesi mediterranei (Italia, Grecia, Spagna), quelli in cui si concentrano gli arrivi, hanno sistemi di accoglienza meno dignitosi ed efficienti di quelli nordeuropei, e i potenziali richiedenti asilo continueranno a cercare di non farsi identificare nel paese di arrivo per spostarsi là dove sperano di costruirsi una vita decente. Il regolamento Dublino III prevede però il loro ritorno nel paese di arrivo, che resta incapace di fornire un’accoglienza dignitosa.
L’Europa resta dunque divisa e le polemiche tra i paesi membri hanno come oggetto soprattutto la ripartizione degli oneri economici. Un tema destinato, secondo Naletto, a rimanere al centro dello scontro almeno fino a quando l’Unione non adotterà “provvedimenti più cogenti al fine di armonizzare i sistemi nazionali di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati”.

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