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I film di Germi, la Sicilia come metafora

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Perché parlare oggi di Pietro Germi regista anomalo della cinematografia italiana del secondo dopoguerra? L’occasione è la pubblicazione del piccolo saggio di Lorenzo Catania docente presso l’Istituto Superiore DeFelice di Catania, giornalista critico letterario , intitolato “Sicilia terra di elezione. Viaggio nel cinema siciliano di Pietro Germi”.
La motivazione più profonda è ricordare, attraverso il cinema di questo regista, vizi e storture della società italiana nell’immediato dopo guerra per conoscere meglio noi stessi e smascherare  i pregiudizi, le ipocrisie e le falsità del nostro paese.
“Ecco a cosa serve questo libro – commenta Giuseppe Strazzulla nella prefazione – a ricordare l’opera di un moralista privo di atteggiamenti intellettuali (preconfezionati n.d.s) che ci pone di fronte allo specchio dei nostri vizi , riscontrando nella terra di Sicilia quei sentimenti estremi che gli servono per mettere in scena la disumanità universale di chi perde il contatto con i sentimenti semplici e diretti dell’umanità”.
Ma perché Germi, genovese, sceglie la Sicilia per girare i suoi film? La risposta  viene data dal regista nelle interviste rilasciate negli anni ’60 : …….“ è un paese molto bello , affascinante per la natura , il paesaggio ……..è un mondo dove le contraddizioni del nostro costume, della nostra civiltà sono più evidenti che altrove ………si presta dunque a delle rappresentazioni più vive sia in senso drammatico sia in senso grottesco (Leonardo Fioravanti “Incontri con i registri italiani“, Bianco e Nero 01/01/1962).   “ io oserei dire  , afferma il regista nel 1964 , che i caratteri degli italiani in generale in Sicilia sono più esasperati !
I film di Germi ambientati in Sicilia ed esaminati da Lorenzo Catania sono : In nome della legge ( 1949); Il cammino della speranza ( 1950) ; Divorzio all’italiana ( 1961 ); Sedotta e abbandonata (1963). 
I primi due rientrano nel filone cinematografico neorealista e affrontano problematiche  ancora oggi attuali come la mafia e l’emigrazione. Gli altri  due, prodotti dieci anni dopo nel periodo del boom economico italiano, utilizzano lo stile della commedia amara e grottesca per parlare del dittico dell’onore.
Ognuno di questi film analizza quelli che sono gli aspetti più caratteristici della realtà siciliana del dopoguerra e che, sotto alcuni risvolti, proiettano le loro ombre fino ai nostri giorni.
Nel  film “In nome della legge“ per la prima volta si allude al fenomeno mafioso e si sfata il mito di una Sicilia terra di straordinarie ricchezze , dove invece c’è la miseria   dei contadini e l’omertà della popolazione che ostacola il lavoro del magistrato Guido Schiavi. Quest’ultimo lotta contro il barone Lo Vasto e contro il rappresentante della mafia Turi Passalacqua.
Il film ebbe un successo di incassi straordinario e vinse tre nastri d’argento , ma le critiche dei detrattori furono molte e soprattutto in Sicilia in quanto si riteneva l’argomento “lesivo per l’immagine dell’isola “.
Sull’ambiguità del finale molto si è detto e scritto,  Catania prende le difese del regista interpretando il gesto della consegna da parte del capomafia Passalacqua nelle mani della legge dell’assassino del giovane Paolino, come “l’auspicio da parte del regista dell’uscita di scena della mafia che fino a quel momento aveva inquinato la Sicilia e l’Italia unitaria”.
Il regista -riferisce l’autore- voleva accendere i riflettori sulla condizione di povertà , delinquenza, mancanza di lavoro e assenza di democrazia e di rispetto della legalità presenti nel Sud.
Del resto in una intervista comparsa su Rinascita nel marzo 1949 e riportata nel testo di Catania, Germi dichiarava l’importanza del cinema ai fini educativi e formativi:  “il cinema indispensabile oggi ad un popolo per conoscere se stesso, per criticare quelli che sono gli aspetti negativi della sua vita, per auto educarsi  a un concetto veramente superiore e operante della libertà”.
Parere ampiamente condiviso anche dall’autore del libro che in qualità di docente invoca l’introduzione dello studio del cinema come disciplina che insieme a tutte le altre arricchisce la formazione  e l’educazione dell’allievo.
“Il cammino della speranza“  ispirato al romanzo  “ Cuore negli abissi “ di Nino Di Maria , attinge però a fatti realmente accaduti e riportati sui giornali dell’epoca. Quando emigranti clandestini erano i  minatori delle zolfare siciliane costretti ad emigrare in Europa, nelle Americhe e in Australia per trovare lavoro.
Un film per nulla in sintonia con la realtà artificiale della propaganda del governo del tempo che parla di un paese dove “basta rimboccarsi  le maniche” perché sviluppo e benessere sono a portata di mano, nascondendo i veri problemi reali : sociali, culturali politici e finanziari.
Parlare di divorzio nell’Italia bigotta ed ipocrita degli anni ’60 poteva apparire audace, ma Pietro Germi riesce ad adattare il romanzo drammatico di Giovanni Arpino (“Un delitto di onore”) in  un ironico ritratto della mentalità e delle pulsioni di una certa Sicilia di provincia.
Il film evidenzia con un sarcasmo, alle volte feroce, due situazioni di arretratezza legislativa dell’Italia dell’epoca: la mancanza di una legge sul divorzio (arriverà nel 1974), e l’anacronistico art. 587 del codice penale che regolava il diritto di onore e che sarà abolito vent’anni dopo.
Infine nel film “ Sedotta e abbandonata” Germi ironizza in modo più che sardonico sulla difesa ad oltranza dell’onore della propria famiglia  condotta da Vincenzo Ascalone  per la figlia rimasta incinta senza essere sposata. Come mette  in evidenza il saggista  il film “disegna un affresco pungente dell’Italia di allora, un apologo del Paese mancato ………di individui moralmente corrotti , disposti ai compromessi  a piegare ai propri interessi le leggi e a sacrificare la vita in difesa della famiglia e non dei valori collettivi o della nazione”.
I film saranno proiettati presso il Capannone del Gapa, via Cordai 47, con inizio alle ore 21:00, secondo il seguente calendario:
8 maggio: In nome della legge.
15 maggio: Il cammino della speranza.
22 maggio: Divorzio all’italiana
29 maggio: Sedotta e abbandonata
E’ previsto un contributo di 3,00 euro a persona

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