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Certificati antimafia informatici, un terno al lotto

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Saranno più celeri e più affidabili i certificati antimafia adesso che possono essere ottenuti via internet? Non è detto.
Il sistema informatico (Sistema di Certificazione Antimafia – Si.Ce.Ant.) che consente alle prefetture di fornire alle ‘stazioni appaltanti’ (comuni, province) le necessarie certificazioni contiene istruzioni operative che pare non si distinguano per semplicità ed efficienza.
E’ caratterizzato da complessità della procedura, utilizzo di sistemi operativi e browser obsoleti e poco sicuri, nonchè di una tecnologia poco affidabile e di un “sistema di controllo davvero … infallibile”.
Ce lo racconta l’ingegnere Marco Alici in un articolo, “Sistema Certificazione Antimafia, non ci resta che piangere”, pubblicato sul sito di Techeconomy

Solo per entrare nel sistema Si.Ce.Ant. è necessario seguire una procedura macchinosa e sottostare a condizioni molto limitanti. Bisogna, innanzi tutto, usare sempre e solo lo stesso computer, un computer che abbia come sistema operativo Windows e utilizzi come browser Internet Explorer.
Nessuno che abbia un computer Apple (che ha come sistema operativo Mac OS X), o un computer che utilizzi sistema operativi del tipo GNU/Linux o Chrome OS, può quindi accedere al sistema
Non è tutto. Sono escluse le versioni Microsoft Windows successive a Windows 7 (quindi 8, 8.1 e 10), e non può accedere, di conseguenza, chiunque utilizzi un PC acquistato dopo il 2012, seppur con sistema operativo Microsoft.
Anche del browser (Microsoft Internet Explorer) vengono indicate ben precise versioni, quelle – a detta di Alici, che cita comunque le fonti- utilizzate solo dal 13% degli utenti di internet.
Sempre ammesso che, scrive Alici, gli “internauti” di casa nostra conoscano il nome del browser che stanno usando, ed eventualmente anche la versione, “considerato il grado medio di alfabetizzazione informatica del nostro Paese”.
Come se non bastasse l’obbligo ad usare una tipologia di sistema operativo e un tipo di browser notoriamente sensibili ai danni da virus e malware, le istruzioni chiedono di “abbassare al minimo le protezioni” ed eventualmente “disabilitare temporaneamente il sistema antivirus”.
Perchè mai? La risposta viene data a pagina 3 della guida.
“Si sottolinea che è necessario utilizzare, come browser, Internet Explorer in quanto le operazioni rinvenibili sul sopraindicato portale richiedono l’impiego della tecnologia ActiveX”.
Vale a dire una tecnologia che la versione inglese di Wikipedia definisce “a deprecated software framework created by Microsoft…”, una piattaforma software deprecata, talmente deprecata che nemmeno Microsoft l’ha più implementata nei suoi nuovi browser.
Si spiega così il motivo per cui è necessario usare vecchie versioni dell’unico browser che la supporta pienamente. Quanto alla disattivazione temporanea dell’antivirus, viene suggerita proprio perchè molti antivirus si allarmano a prescindere ogni volta che il codice ActiveX viene scaricato.
“Si tratta quindi di una tecnologia chiusa e poco affidabile, che la Pubblica Amministrazione (dove la troviamo invece molto in voga) farebbe bene ad abbandonare prima possibile, cosa che in realtà sarebbe dovuta accadere da molto tempo.”
La ciliegina sulla torta sta nella fase di controllo, quando il certificato digitale è stato già generato. “Per controllare che il certificato sia stato scaricato con successo, verificare che la lunghezza del file presente nella cartella” sia di circa 9k. Direi che, conclude Alici, per ora è circa tutto.
E si chiede se davvero non si potessero adottare strumenti più semplici e più sicuri, e se sia questo un modo intelligente di contrastare il crimine organizzato.
Se le cose stanno così, alle domande poste da Alici vorremmo aggiungerne altre: con quale criterio è stata selezionata la ditta che ha sviluppato un sistema così obsoleto? Sulla base di quale valutazione la pubblica amministrazione ha assegnato questo incarico?

1 Comments

  1. Il criterio è lo stesso di quello che ha rovinato l’Italia: l’interesse di pochi in danno di tutti.

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