Franco Fontana al MedPhotoFest 2011

Alcuni elementi della poetica di Franco Fontana illustrati con le sue stesse parole.

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Il paesaggio naturale:
“rendo visibile un invisibile”.

“L’artista rifiuta quella che è la realtà, la deve violentare e farla sua, è lui che fa la realtà. La realtà di per se stessa non esiste, se lui non la dimostra” …
“.. un amico che non fa fotografia mi dice: siamo stati in Francia, in Provenza, c’erano i tuoi paesaggi … cioè sono io che gli ho fatto vedere i paesaggi in questo modo … queste cose le vedevano, ma ero io che gliele ho fatto vedere !”
Sembra una parafrasi di quel che diceva Marcel Proust del rapporto scrittore – lettore: ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una sorta di strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe visto in se stesso.

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L’uso del ..” teleobiettivo nel paesaggio mi permette di ritrarlo con … la calligrafia del contenuto che gli voglio dare. Mi rende bidimensionale l’immagine, togliendo tutte le prospettive … quindi creo una situazione che l’occhio non è abituato a vedere, rendo visibile un invisibile,”
“.. al 90 % il mio paesaggio è stato la Puglia e la Basilicata. Grandi campiture senza case, senza niente, tutte coltivate anche se non c’era un contadino … allora ci sono i gialli, ci sono i verdi, i [ri]quadri, c’è tutto quel colore che, interpretato a mio modo significava quello che volevo dire, la mia testimonianza. …
Questa astrazione, questa assenza di storie descrittive hanno permesso di significare e di realizzare quello che mi portavo dentro. Perchè alla fine la fotografia è un pezzo di te stesso che vai a prendere. ”

Paesaggio urbano
“In un viaggio in America nel 1979 ho trovato quel che era la conseguenza, l’evoluzione del paesaggio naturale. Le campiture erano, invece che di erba e di grano, le superfici delle case. Il paesaggio urbano è nato in Amrica, non poteva nascere a Firenze. C’erano queste superfici di case e di cose colorate. Colorate nel senso che … potevo dare con la stessa tecnica e lo stesso linguaggio, con lo stesso alfabeto, il contenuto che avevo dato al paesaggio naturale.”

Una cancellazione in favore di una elezione
“La composizione è quella del paesaggio. Una cancellazione in favore di una elezione. Togli per mettere. Quello che rimane è il significato di quello che vuoi rappresentare.”

“…Questa foto l’ho fatta a Praga nel ’67, nel 1981 fece la copertina di Time Life.
C’era un amico con me, lui preferì fotografare il panorama generale … cioè quando dico cancellare per eleggere, significare il meno con il più, in quel meno alla fine c’è il più” [una sineddoche fotografica n.d.r.]

Sorpresi nella luce americana “come dico sempre ai miei allievi, nondovete essere dei turisti, dovete essere dei pellegrini. Il pellegrino è quello che capisce viaggiando a piedi le situazioni, le vive, le assorbe, le trasmette..”

Presenza assenza ” .. l’ombra è molto intrigante perchè proietta una cosa immaginaria, una presenza assenza..”

Fotografare un colore e lo Zen.
 

” … faccio diversi corsi sulla fotografia al Guggenheim. Io non faccio l’insegnante, faccio il maestro. L’insegnante insegna quello che sa fare lui. Io faccio il maestro, quello che ti fa capire, ti porta davanti alle cose e tu le devi vedere. Ci sono esercizi tutti presi dalla filosofia Zen, che è l’attitudine quotidiana alla vita.
Do un esercizio sul colore, sul rosso. Colore che cosa viol dire ? non è la pellicola che registra il colore, che fa il colore. Sei tu che lo fai diventare colore. Mostro un foglio bianco con un puntino nero, e chiedo cosa vedono e tutti dicono: vediamo un puntino nero. Esattamente. vedete che il piccolo condiziona il più, nessuno dice : vedo un grande spazio bianco.
Ed allora, con lo stesso concetto devono andare in giro e fotografare “il rosso”. E quando vedo la diapositiva non voglio la bella fotografia, voglio che il rosso da oggetto diventi soggetto, togliendo il rosso la foto decade di interesse. Quindi il rosso diventa primario e protagonista.

… in un contesto generale di palcoscenico quello illumina l’immagine .. e dopo 12-15 scatti vedono rosso dappertutto e questo cosa vuol dire ? che l’hanno trovato ! Prima dovevano cercare e poi l’hanno trovato.
Allora, ad andare a cercare non si trova niente. Picasso diceva: io non vado a cercare, vado a trovare !. Trovare vuol dire che hai gà capito quello che devi fare, l’hai già capito e lo trovi !
Quando hai capito dov’è il rosso, vai e lo trovi dovunque, E se questo esercizio lo faremo col verde, col blu, col giallo, vanno in giro a fare fotografie a colori, senza bisogno di dire dov’è il colore, perchè il colore lo hanno già incamerato.
Poi, sai … chi vuol capire capisca !”
Nota della redazione
Sono molte le caratteristiche della fotografia di Fontana che richiamano il fauvismo:
“Per i Fauves, protagonista dell’immagine è il colore che, distribuito con pennellate ben evidenti, ritma la composizione e «costruisce» in senso vero e proprio il dipinto. Si abbandona pertanto ogni modalità di rappresentazione illusoria della profondità e si rifiuta la pittura tonale tradizionale ,,,, Nei dipinti dei Fauves sono assenti perciò gradazioni di colore e sfumature, effetti di chiaroscuro e di volume, le tinte sono fortemente contrastanti” (http://www.pittart.com/fauves.htm).
Ed è facile accostare Fontana al pittore catalano Joan Mirò, surrealista, fauvista, per la “geometrizzazione” delle forme, i colori omogenei. su una superficie ove è scomparso ogni effetto prospettico, la composizione senza un punto focale (come nelle immagini tradizionali), ma che abbraccia la superficie intera dell’immagine in modo uguale in ogni sua parte, la rappresentazione di oggetti comuni in forte contrasto con lo sfondo.

Le foto sono tratte dal web. Le frasi sono estratte dal DVD edito da Contrasto -Bologna, in vendita presso la libreria Voltapagina di Catania.

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