Catania calcio, non sempre dopo due viene tre

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E tre, avremmo voluto scrivere. Ma il Catania nell’ultima giornata del girone di andata del campionato di calcio, incatania-calcio dieci uomini dal 28° minuto del primo tempo (espulsione di Bellusci per somma di ammonizioni), è stato sconfitto a Genova.
Sino a quel momento la squadra rossoazzurra aveva tenuto bene il campo, dimostrando che i recenti risultati positivi, vittoria a Torino sulla Juve e, in casa, contro il Bologna – una concorrente diretta -, non erano stati casuali.
E’ ancora troppo presto per fare previsioni credibili sull’obiettivo salvezza, ma non c’è dubbio che dopo l’arrivo di Mihajlovic qualcosa sia cambiata. In ogni caso, rispetto al precedente campionato, il girone di andata si conclude con 10 punti in meno.
Un pesantissimo passo indietro determinato soprattutto dal pessimo rendimento nelle partite casalinghe. Nella passata stagione in 10 partite nel campo amico il Catania aveva ottenuto 22 punti, segnando 15 gol e subendone 10. Quest’anno in 9 incontri ha ottenuto solo 9 punti, segnando 7 reti e subendone 10.
Al contrario fuori casa c’è stato un piccolo miglioramento, anche se va detto che nello scorso campionato, sempre a metà stagione, il rendimento in trasferta – solo 3 punti in nove partire – era stato proprio disarmante. I 6 punti conquistati quest’anno, con 10 gol segnati e 18 subiti, rappresentano un minimo passo in avanti.
Molti hanno sottolineato la necessità di rinforzare l’attacco, acquistando una punta di peso, e non c’è alcun dubbio che questo sia il primo problema da risolvere visto che in casa sono stati segnati ben 8 gol in meno. Mancano all’appello soprattutto le realizzazioni di Mascara (fermo a quota 4 contro le 12 complessive dello scorso anno), solo in parte bilanciate dalle reti (6) messe a segno da Martinez.
Ma, se guardiamo ai gol complessivi, nel campionato scorso alla diciannovesima giornata erano stati 19, ora sono 17, mentre quelli subiti erano stati 23, ora sono 28. Non sono, dunque, cifre del tutto distanti, quella che è cambiata, decisamente in peggio, è la loro distribuzione.
Molte partite, d’altra parte, sono state determinate dall’espulsione di qualche giocatore e tante altre si sone decise a sfavore del Catania proprio negli ultimissimi minuti di gioco. La riflessione da fare riguarda quindi la capacità della squadra di imporre e finalizzare il proprio gioco, la mentalità e il carattere, l’abilità di rispondere positivamente agli episodi negativi e di rimanere in partita sino alle fine.
Il principale merito di Mihajlovic è stato, probabilmente, quello di trasferire ai giocatori la sua proverbiale grinta, le sue caratteristiche di combattente. C’è ancora molta strada da fare ma, se verrà rafforzato l’organico, l’obiettivo salvezza potrà diventare credibile.
Forse non è stata felice la scelta di lasciar andare via Zenga, l’allenatore dello scorso anno; lo stesso potrebbe dirsi dell’eccessivo ricorso a giocatori sudamericani, non sempre di primo livello. Va bene tenere sotto controllo i bilanci, ma non sarebbe più oculato, anche nella prospettiva del futuro, valorizzare meglio il vivaio locale?
E’ su questo che dovrebbe concentrarsi la società, rimandando a tempi migliori promesse (o sparate?) come quelle fatte dal presidente Pulvirenti subito dopo l’esonero di Atzori, l’allenatore precedente, quando dichiarò che nel giro di cinque anni la squadra sarebbe stata competitiva a livello europeo: per quale straordinaria magia, e perché proprio fra cinque anni?

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