Catania, facciamo luce sul fotovoltaico

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Sarà davvero un’occasione di sviluppo per Catania la joint venture tra Enel, Sharp ed ST, nata il 4 gennaio 2010? Si è parlato  innanzi tutto di nuove assunzioni e questa prospettiva ha suscitato molte speranze in una terra, come la nostra, che ha fame di lavoro.
In realtà l’occupazione prevista dall’accordo (a regime 250 persone, più altrettante nell’indotto), non è detto che comporti nuove assunzioni.
Da tempo in ST si parla di chiudere una delle due linee di produzione (la L1). La domanda non manca ma è più vantaggioso produrre in Asia, dove la manodopera costa meno. Per questo motivo alcuni stabilimenti negli USA sono stati già chiusi.
A Catania non è ancora accaduto, ma il modulo M6, che avrebbe dovuto produrre memorie su wafer di silicio da 300 mm di diametro e assumere più di mille addetti, è rimasto inutilizzato. Doveva essere uno stabilimento all’avanguardia, ma non è diventato operativo nemmeno dopo la costituzione della società Numonyx (altra jont venture tra ST, Intel e Francisco Partners).
Nell’accordo con Sharp ed Enel la St ha portato come capitale proprio il modulo M6, recuperando l’investimento già fatto per costruirlo e trovando una possibile collocazione non solo per i lavoratori Numonyx ma anche per quelli della linea L1 nel caso che si decidesse davvero di chiuderla. Di nuove, temporanee assunzioni si parla solo per il periodo di allestimento, per il quale sono previste dal Piano ufficiale da quattrocento  a cinquecento persone.
Il nuovo accordo ha suscitato entusiasmi anche perchè si spera che riporti Catania a quei livelli di sviluppo tecnologico che avevano fatto parlare, anni addietro, di Etna Valley. Ma anche qui le perplessità sono tante.
La Sharp è proprietaria di una tecnologia a film sottile, chiamata a tripla giunzione, molto promettente. I pannelli hanno un’efficienza del 12%, inferiore a quella dei pannelli di silicio cristallino, ma con il vantaggio di un costo inferiore. Si tratta di una tecnologia adatta alle grandi aree e quindi di utilizzo conveniente per la realizzazione di Solar farm (centrali solari) e non per i tetti di casa nostra. Ma la Sharp (multinazionale giapponese con sede ad Osaka) ha già i suoi centri di ricerca. Quanto all”Enel non si occupa della parte che attiene alla realizzazione dei pannelli ma piuttosto della loro installazione e della resa. L’attività di Conphoebus, centro di ricerche Enel, ospitato a Catania e interamente dedicato alle fonti rinnovabili, è incentrata sulla valutazione dei pannelli presenti sul mercato.
Quanto alla ST ha iniziato una propria attività di ricerca sul fotovoltaico, avvalendosi anche della collaborazione e del supporto dell’Università di Catania e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Sappiamo infatti che produrre soluzioni realmente innovative necessita di tempo e di risorse e che, come affermano le RSU della St in un loro documento, che non a caso ha come  titolo Dubbi sul fotovoltaico, “una produzione senza ricerca è destinata a finire miseramente”.
Sebbene la produzione di pannelli fotovoltaici sia di gran lunga meno complessa dei circuiti integrati, la concorrenza nel settore si sta facendo sempre più agguerrita, con la comparsa di nuovi materiali (ad es. il CIGS) o di soluzioni innovative particolarmente promettenti (come le celle di Graetzel). In questo panorama la Sharp potrebbe non essere particolarmente interessata a condividere il proprio know how e a produrre competenze che in futuro potrebbero trasformarsi in fastidiosa concorrenza. Fare ricerca in modo autonomo diventa quindi opportuno e lungimirante.
La prudenza, tuttavia, è d’obbligo. Quello che manca ancora per dire l’ultima parola sulla questione sono i piani industriali, sia della nuova società sia della ST. Solo allora potremo davvero capire quali sono le reali possibilità offerte a Catania.
Per conoscere il punto di vista della CISL, vai al sito Conquiste del lavoro

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