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La rottamazione degli insegnanti e la riforma "epocale" della scuola

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rottamazione insegnantiIl ministro Scajola continua a minacciare la fine della politica di rottamazione delle auto, apparentemente per ritorsione contro la FIAT, in effetti si tratta di uno spostamento di risorse verso la scuola, a sostegno di una triennale campagna di rottamazione del personale, docente e non.
Da qualche giorno infatti è arrivata alle Segreterie di tutte le scuole la circolare applicativa, con allegata lista di proscrizione, del decreto del Ministro Mariastella Gelm-onti che dispone la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti del personale dipendente che abbia raggiunto 40 anni di anzianità contributiva, anche se non ha raggiunto 40 di servizio o 65 anni di età.
Naturalmente il tutto viene sbandierato dal Grande Imbonitore come un’opportunità per rendere disponibiliGelmini posti di lavoro ai giovani: nulla di più falso! Basti pensare che la sola riforma degli istituti tecnici comporterà, per tutte le classi tranne le quinte, una riduzione dell’orario settimanale da 36 a 32 ore.
La politica dei tagli, solo per l’anno scolastico 2010/2011, si tradurrà in una contrazione di organico di 41.600 posti, 12.800 docenti nelle scuole superiori, 12.800 docenti per la primaria e la media, 16.000 unità lavorative per il personale ATA.
Solo in Sicilia il taglio dovrebbe ammontare, salvo ulteriori sorprese, a 4.200 unità, mentre Catania dovrebbe subire un taglio di circa 1.000 unità lavorative così distribuito: 350 Ata, 325 docenti per il secondo grado e 325 docenti tra scuola primaria e secondaria di 1° grado.
GelminiIn effetti l’unica motivazione dichiarabile è che si tratta di “interventi per il contenimento della spesa per il pubblico impiego” e di dover far fronte al rischio del “formarsi di ruoli in esubero” conseguenti alla “riduzione di un rilevante numero di posti di docenti e di personale ATA.”
giovani, inoltre, costano molto meno degli anziani, ammesso anche che si assumano nuove forze lavoro per ogni lavoratore messo in pensione.
Vi è poi un altro evidente controsenso: da un lato si vuole prolungare l’età pensionabile, dall’altro si mandano in pensione prematuramente persone nel pieno della loro maturità professionale. Il presunto risparmio viene in effetti messo a carico del sistema previdenziale con un maggior numero di erogazioni di pensioni e minor afflusso contributivo per retribuzioni inferiori dei neoassunti.
Addirittura, per chi abbia già raggiunto i 65 anni e chiede di continuare a restare in servizio, si dichiara papale papale che “non si trova nella condizione di poter assicurare una continuità lavorativa compatibile con un’attività di formazione e riqualificazione professionale necessarie in dipendenza delle modifiche ordinamentali in corso di realizzazione”. Come dire: rimbecilliti per decreto.
Se si tiene conto che l’unica epocale “modifica ordinamentale in corso di realizzazione” consiste in un robusto taglio del quadro orario di insegnamento, forse ci si riferisce al fatto che questi insegnanti, avendo problemi di prostata, sono costretti ad andare spesso in bagno e quindi non possono “assicurare una continuità lavorativa”.
Certo è che gli insegnanti sono l’unica categoria a cui si possono impunemente dire certe cose, senza che nessuno ci faccia caso. Immaginate cosa accadrebbe se venissero usate affermazioni del genere per altre categorie come quelle dei magistrati, dei professori universitari, dei politici o dei presidenti del Consiglio dei ministri!
La soluzione potrebbe essere quella di rendere mutuabili a carico del Servizio Sanitario gli intrugli di Mago Merlino Scapagnini, ma si tratta evidentemente di soluzione troppo onerosa.

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