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La scuola invade lo stretto

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Diverse migliaia di lavoratori, precari e a ‘tempo indeterminato’, domenica 12 settembre hanno simbolicamente unito le due sponde dello stretto in nome della difesa e della riqualificazione della scuola pubblica statale.
Di fronte ai tragici effetti della politica di tagli del duo Gelmini – Tremonti, che renderà impossibile un regolare svolgimento del prossimo anno scolastico e nonostante la totale sordità e insensibilità del Ministro dell’Istruzione, la mobilitazione si estende e diventa sempre più incisiva.
Non solo perché a Messina e in Calabria i manifestanti erano proprio tanti (anche la Questura, che tende sempre a minimizzare, ne ha indicato oltre duemila), ma anche perché nuovi soggetti iniziano a condividerne le ragioni. Tra gli altri, ad esempio, erano presenti al corteo siciliano le associazioni dei bambini autistici.
In sostanza, sta diventando senso comune la necessità, per un Paese che vuole crescere, di investire nella formazione. Tutti comprendono che con meno ore di insegnamento, più alunni nelle classi (peraltro spesso collocate in strutture inadeguate che non rispettano le stesse norme di sicurezza), minore attenzione nei confronti dei soggetti diversamente abili, il livello medio di preparazione è destinato a scendere e i più deboli verranno inesorabilmente espulsi dalle aule.
Bene, dunque, hanno fatto i Comitati dei Precari ad indire la manifestazione, importante il contributo della FLC – CGIL, presente con nutrite delegazioni provenienti da ogni provincia siciliana, positiva la combattiva presenza dei Cobas della scuola, variegata la partecipazione dei tanti comitati in difesa della scuola pubblica.
Ma, soprattutto, è stata notevole la mobilitazione di tanti cittadini e lavoratori della scuola che, utilizzando i pullman o i propri mezzi, hanno ‘riempito’ la città dello stretto. Una mobilitazione matura e, consentiteci, autorevole che prima ha bloccato le corse dei traghetti e, poi, la partenza dei treni dalla stazione di Messina, ottenendo solidarietà dai viaggiatori e dallo stesso personale delle FFSS.

Dunque, non un movimento che difende solo il diritto al lavoro (ragione, evidentemente, più che sufficiente per mobilitarsi), ma che parla all’intera società e che, per questo, potrà concludere il suo percorso solo quando, dopo aver abrogato il ‘riordino Gelmini’, verrà avviata una nuova politica scolastica.

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