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Step 1, a Catania una scuola di giornalismo indipendente

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Forse ha ragione a farne una questione di miracoli Rosa Maria Di Natale, giornalista responsabile del Laboratorio inchieste e videogiornalismo di Step 1, nella presentazione dei tre contributi che la redazione del periodico telematico catanese ha portato al Festival del Giornalismo di Perugia.
Ma i miracoli servono a sorreggere le tante piccole isole di speranza e progettualità che continuano a vivificare una realtà come quella catanese che, per tanti altri aspetti, appare asfittica.
E Step 1 rappresenta certo una di queste significative isole: un laboratorio che da anni ormai dimostra concretamente la possibilità di fare una scuola di giornalismo indipendente anche nelle nostra città, segnata da una pesante cappa di informazione monopolizzata.
Rischio sismico, legalità e fuga dei cervelli: sono questi i temi delle video-inchieste pubblicate da Step1. Tre questioni “glocali” che non riguardano solo la nostra regione, ma hanno una dimensione più estesa. Riteniamo fare cosa utile riportarne qui una breve sintesi, rinviando al sito originario per una loro completa visione.

  • Quando la scuola crepa


Catania si trova al secondo posto tra i siti a maggiore vulnerabilità sismica in Europa.
I fondi della legge 433 erogati per la ricostruzione dei comuni colpiti dal terremoto del 1991 hanno destinato alla Regione Sicilia 3870 miliardi di lire di cui 120 miliardi di lire spesi per la messa in sicurezza del patrimonio pubblico della provincia di Catania e 230 miliardi per edifici privati a Catania, Siracusa e Ragusa.
Nonostante l’elevato rischio sismico e i dossier redatti su tale argomento (in seguito al “Censimento di vulnerabilità degli edifici strategici e speciali” del 1999 il 70% delle scuole di Catania è risultato ad alto rischio), manca un programma di prevenzione sismica urbana.
In riferimento ai programmi di intervento, va segnalato che soltanto nel 30% degli edifici scolastici della città di Catania sono stati eseguiti interventi finanziati con la legge 433: i lavori, tuttavia, non hanno sanato le pecche strutturali degli edifici, non sono state effettuate opere di adeguamento antisismico.
Non ci sono più i fondi di prevenzione per l’adeguamento antisismico (spesi per fare altro) e le risorse finanziarie a disposizione del Comune sembrano non essere sufficienti per la messa in sicurezza delle scuole in caso di sisma.

  • Crisi arancione

Chi specula sulle arance? In Sicilia il costo di produzione delle arance è molto elevato.
I prezzi triplicano dalla produzione al consumo pesando sui consumatori e sullo sviluppo del territorio. È questa la causa della perdita del ruolo preminente che l’Italia aveva in passato nel mercato delle arance.
Attualmente è la Spagna a dominare il mercato grazie alla sua capacità di produzione e alla sua capacità commerciale, senza dimenticare la concorrenza, sempre maggiore, di paesi come l’Egitto e la Turchia.
A questo quadro già allarmante va aggiunta la percentuale del 2% destinata al sensale (intermediario tra produttore e commerciante) costo subito dalle piccole imprese che incide sull’intera filiera. Pesa l’assenza della media azienda interessata a trovare la soluzione migliore.
I produttori siciliani appaiono disgregati, ed è per tale motivo che uno di loro, intervistato, suggerisce di associarsi ed emulare il cosiddetto “Modello Melinda” del Trentino Alto Adige in cui 5.000 produttori si sono consorziati allo scopo di non vendere il loro prodotto al di sotto di un certo prezzo.

  • Cervelli oltre lo stretto”.

2 milioni 385 mila circa: è il numero delle persone che, dal 1990 al 2009, per cercare lavoro, hanno abbandonato il sud Italia.
L’Italia, inoltre, a causa, soprattutto, del suo Mezzogiorno detiene il primato per il tasso di disoccupazione giovanile più alto in Europa.Sono questi i dati riportati dallo SVIMEZ, l’Osservatorio per lo sviluppo del Mezzogiorno, che precisa nel Rapporto 2010 che 9 emigranti su 10 vanno al centro-nord, invece, solo 1 su 10 si reca all’estero.
Ci troviamo di fronte a lavoratori qualificati costretti ad emigrare nella speranza di poter avere un futuro migliore, alla ricerca di una stabilità lavorativa ed economica che la Sicilia non è in grado di offrire.
Sono giovani che scappano anche da quello che è definito come fenomeno della “mala occupazione” ovvero della mancata corrispondenza tra titolo di studio e posizione professionale ricoperta (che genera frustrazione per il mancato riconoscimento e per la bassa remunerazione alla quale corrisponde un livello contrattuale inferiore rispetto alle mansioni affidate al lavoratore).
Per frenare quella che sta diventando una vera e propria emorragia, occorrerebbe una politica fatta di investimenti al fine di creare nuovi posti di lavoro.

  • Considerazioni

Da queste tre inchieste emerge l’incapacità della classe politica, sia nel settore infrastrutturale, sia in quello economico, di dare risposte efficaci e adeguate ai problemi più seri del nostro Paese e la necessità di interrogarsi, oltre che sulle possibili soluzioni, sul perché, col trascorrere degli anni, poco o nulla sembra cambiare.

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