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Sferlazzo e Askavusa dalla parte dei migranti

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“Com’è triste la vita dell’uomo/ dedito al suo lavoro e al suo lamento/in attesa che torni Gesù” E’ l’inizio di un canto di Giacomo Sferlazzo, cantautore e pittore di Lampedusa, impegnato nel sociale in una realtà particolare come quella della sua isola, crocevia tra l’Africa e l’Europa.
Lo abbiamo incontrato al GAPA di Catania, prima che iniziasse l’incontro pubblico in cui  avrebbe cantato e parlato della sua terra.
“E’ difficile farsi ascoltare dalle autorità- dice Sferlazzo- per cui cerco di arrivarci indirettamente, agendo sull’opinione pubblica: comunque adesso a Lampedusa c’è un’amministrazione comunale, con cui è più facile dialogare di quanto non lo fosse prima”.
Sferlazzo è animatore dell’associazione “Askavusa”, che ogni anno, a luglio, organizza un festival cui partecipano film makers (con premiazione finale dei migliori film), uomini di cultura, musicisti, attori, giornalisti e spettatori da vari paesi. Quest’anno Askavusa è stata premiata con la medaglia d’onore ,dalla presidenza della Repubblica italiana, per la sua pratica contro il razzismo.
Gli sbarchi a Lampedusa sono sempre più frequenti e l’impegno di chi salva e aiuta i migranti appare fine a se stesso, senza che s’intravveda una soluzione: le innumerevoli persone che arrivano vengono subito rinchiuse nel Centro di accoglienza (CSPA), trasformato in un vero luogo di detenzione super affollato e mal gestito.
Secondo il cantautore lampedusano, l’unica soluzione è quella di dare loro una mano nei paesi d’origine, aiutandoli a costruirsi il proprio destino in una nuova democrazia.
Nell’incontro catanese, Giacomo Sferlazzo ha alternato canzoni a immagini e racconti della vita sull’isola, ricordando le leggi restrittive, i forzati respingimenti, fatti senza nemmeno guardare in faccia le persone.
Per ogni episodio c’è una sua canzone, come quando, nel gennaio del 2009, la polizia fece irruzione tra i migranti, si aprirono le porte del centro d’accoglienza e gl’isolani si adoperarono per aiutare e nutrire quella massa di fuggiaschi. Allora Sferlazzo compose “Io non ho paura,” mentre sulle “processioni politiche” che puntualmente si verificano in occasione di elezioni, ha scritto “Ah, la politica”.
Ma la cosa che attualmente gli sta più a cuore è la costruzione del Museo dell’emigrazione, iniziata dieci anni fa, a cura delle associazioni Migrantes e Askavusa, che cominciarono a raccogliere oggetti provenienti dalle “carrette del mare”, appartenenti a uomini e donne scomparsi tra le onde.
Sono fogli del Corano, della Bibbia, pezzi di stoffa, lattine, lettere, lanterne, foto, relitti di barconi che narrano di storie appartenenti a vite perdute.
Ne raccoglie alcuni l’installazione “La parola è bussola” realizzata con Costanza Ferrini, una tavola rotonda posta al centro del cerchio degli oggetti , che “accoglie coloro che si guardano reciprocamente dai quattro punti cardinali equidistanti dal centro, rappresentato dalla bussola, dalla parola che è fonte d’energia di orientamento, di centro. Il cerchio è il momento in cui migranti di oggi e migrati d’un altro tempo sono assieme”, come spiega lo stesso Sferlazzo sul suo sito.
L’installazione è ospitata presso la sezione “Idee migranti“della mostra “(S)oggetti migranti, dietro le cose le persone” inaugurata a settembre (e visitabile fino ad aprile) all’interno del Museo Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. “Sarà l’occasione-dice Sferlazzo- per parlare in pubblico del museo di Lampedusa e di quelle persone vive che sono i migranti”
Guarda il video Io non ho paura

2 Comments

  1. vorrei fare presente che sbadatamente nell’articolo è stato omesso dal/dalla giornalista che chi ha avuto inizialmente l’idea e ha organizzato insieme al gapa l’incontro e il concerto di giacomo sferlazzo è stata l’associazione la città felice di catania che da alcuni anni ha creato relazioni e collegamenti politici innanzitutto con la sidaca giusi nicolini di lampedusa, l’ass.askavusa e altre realtà lampedusane come legambiente, ecc. questo è potuto accadere grazie alle vacanze politiche che la rete nazionale delle città vicine svoge in estate da alcuni anni nell’isola per entrare nel vivo dell’annosa e dolorosa vicenda dei migranti ma anche per cercare di dipanare le contraddizioni vissute nell’isola dai suoi coraggiosi abitanti.

  2. Come Anna può facilmente verificare, nell’articolo non sono indicati gli organizzatori dell’evento (il Gapa è citato come luogo dell’incontro) perchè si è fatta la scelta di focalizzare il discorso sulla attività del cantautore.
    Comunque Argo ringrazia per il contributo.

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