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Costi della politica in Sicilia, il vento sta cambiando?

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Mentre Fiorito, il batman-consigliere della Regione Lazio, ottiene gli arresti domiciliari e mentre stanno prendendo forma le nuove malefatte romane della Lega ladrona (nel cui cappio stanno andando ad infilare il collo gli autonomisti immaginari di casa nostra), anche in Sicilia, dopo cinque mesi, finalmente qualcosa comincia a trapelare dell’indagine sulle spese dei gruppi parlamentari dell’ARS, aperta dalla Procura di Palermo e coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis e Maurizio Agnello.
Le Fiamme Gialle hanno infatti trasmesso alla Procura un primo rapporto di denuncia nei confronti di quattro ex capigruppo della passata legislatura, per una serie di spese non compatibili con i fini istituzionali effettuate con denaro dei rispettivi gruppi parlamentari. Da esso potrebbe scaturire un’ipotesi di reato più precisa, per esempio quella di peculato.
I nomi che stanno cominciando a circolare sono quelli di Francesco Musotto, che nella scorsa legislatura ha gestito il gruppo Mpa; poi, Giulia Adamo, del Pdl Sicilia; Rudy Maira, del Pid (oggi Cantiere popolare); e Antonello Cracolici, del Pd.
Solo per le attività dei gruppi abbiamo sborsato lo scorso anno oltre 12 milioni di euro, tra contributi ordinari e straordinari. Rincuoratevi, però, perché solo l’anno prima di milioni ne avevamo spesi 13,7.
Si tratta di soldi che servono in parte a stipendiare i dipendenti e i portaborse dei gruppi parlamentari, ma che dovrebbero servire anche a finanziare le loro attività istituzionali, quando non vengono deviate su binari che con queste hanno ben poco a che fare.
E non è che una piccola nell’ultimo parte del costo complessivo dell’ARS che, tra annessi e connessi, arriva a costare circa 165 milioni di euro l’anno (dato del 2011).
E, con tutto ciò, c’è anche un gruppo parlamentare -quello del PdL- che è stato costretto a chiedere un prestito all’Assemblea regionale, avendo accumulato un buco di 260mila euro.
Non dovrebbe essere difficile per la Guardia di Finanza analizzare (se presenti) i documenti giustificativi dei rimborsi spese previsti per ogni singolo deputato e per ogni gruppo parlamentare.
Un effetto di freno si è comunque già ottenuto, se è vero, come si legge nel documento regionale relativo al Trattamento economico dei deputati nella Regione Sicilia, che molte voci accessorie agli emolumenti dei deputati -prive di necessità di rendicontazione- sembrano essere venute meno a partire dal 1 ottobre 2012.
Ci riferiamo al rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare, alle spese di trasporto, viaggio e per utenze. Dovevano esplodere gli scandali nelle altre Assemblee regionali per porre fine ad assurde appropriazioni indebite di denaro pubblico.
E cosa dire dell’incremento del 150% delle spese riservate all’ex Presidente della Regione Lombardo (500 mila euro a fronte di 200 mila previsti)? Vero è che non occorre che siano rendicontate, ma certamente devono essere finalizzate ad attività istituzionali.
E invece le giustificazioni ufficiali, ad essere ben pensanti, fanno immaginare una Presidenza trasformata in ente assistenziale di beneficenza. Il fondo infatti: “è stato utilizzato per fornire aiuti concreti a soggetti particolarmente bisognosi, a persone svantaggiate e poste ai margini della società. Decine e decine di piccoli aiuti, forse centinaia, per dare una mano a chi ha bisogno sul serio.”
Sono lievitate ben oltre le previsioni anche le spese relative all’Ufficio di Bruxelles della Regione Sicilia (+ 42.000 euro di spese non previste); le spese per i consulenti (+ 50.000 euro rispetto alle previsioni), i costi per libri e pubblicazioni (+ 200.000 euro rispetto al preventivo); le utenze (+ 90 mila euro), le spese postali (+ 12 mila euro).
Tuttavia, qualche lieve, troppo lieve, segno di ravvedimento sembra profilarsi all’orizzonte. Il nuovo Consiglio di presidenza dell’Ars ha approvato un taglio di undici milioni di euro sul bilancio di previsione interno, che passa da 165 milioni a 154.
I tagli dovrebbero riguardare (il condizionale è rigorosamente d’obbligo, trattandosi solo di un bilancio di previsione) soprattutto le indennità di funzione del personale dipendente e i rimborsi ai deputati, che passano da 3000 euro mensili a 2400 euro.
Dovrebbero però estendersi un po’ a tutti i capitoli di spesa. In particolare i trasferimenti ai gruppi parlamentari dovrebbero ridursi, in complesso, da 12,6 a 8,7 milioni di euro; analoghe decurtazioni subiranno i vari Fondi riservati del presidente. Scompare invece l’indennità per la cessazione del mandato parlamentare, una sorta di liquidazione, mentre si fa più leggero il calcolo delle pensioni dei deputati.
E’ stato inoltre deciso all’unanimità di adottare un sistema di rendicontazione dei gruppi parlamentari, secondo il modello introdotto dal decreto Monti.
Ma, fra tutte, la notizia più interessante riguarda la decisione di rendere pubblici on-line i bilanci sia del Parlamento regionale che della Fondazione Federico II, che è l’organismo culturale e informativo dell’Ars e il cui operato è stato sempre velato da una certa opacità.
Si tratta di una vittoria in una battaglia condotta, in particolare negli ultimi tempi, dal quotidiano on-line SiciliaInformazioni e dall’Associazione “Sportello del cittadino” che finalmente contribuirà a far uscire dalle nebbie il comportamento del più alto organismo istituzionale della Regione e metterà tutti i cittadini in grado di controllare il modo con cui si spendono almeno una parte delle tasse che pagano.
Ma, fino a quando questi bilanci di previsione non saranno definitivamente approvati, non è proprio il caso di cantare vittoria.

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