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Giornata della memoria, nasce il fiore della responsabilità

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Io voglio essere responsabile, e tu?”. Con questo richiamo diretto all’impegno e al coinvolgimento personale, “Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie” ha voluto caratterizzare a Catania la manifestazione tenuta il 21 mattina all’Auditorium “De Carlo” dell’ex Monastero dei Benedettini, in memoria delle vittime della mafia.
Giovedì 21 marzo, primo giorno di primavera, per la diciottesima volta è stata infatti celebrata su tutto il territorio nazionale la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, promossa da “Libera”, per ricordare le vittime innocenti delle mafie e rinnovare l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata e all’illegalità diffusa.
“Non uccidiamoli una seconda volta con il silenzio, la rassegnazione, la diffidenza e le ricorrenze rituali. Non lasciamoli soli, dietro ogni nome c’è un volto, c’è una vita, c’è una famiglia che va avanti e resiste”. Così ha esordito Renato Camarda, del Direttivo provinciale di “Libera” di Catania, riprendendo le parole forti e pregnanti pronunciate da don Luigi Ciotti il 16 marzo, nel corso della manifestazione nazionale, che quest’anno non a caso si è tenuta a Firenze, per ricordare, dopo vent’anni, la strage di via dei Georgofili e per esprime l’auspicio che questa città, che ha prodotto opere di grande bellezza e ingegno nel ‘500, possa simbolicamente rappresentare l’inizio di un nuovo “rinascimento morale, sociale e civile”
Il tema di quest’anno era “Semi di Giustizia” e, al centro del palco dell’Auditorium De Carlo, spiccava il ‘fiore della responsabilità‘, realizzato dai ragazzi delle scuole, “che cresce con il nostro impegno”, come afferma una delle ragazze che hanno partecipato al progetto, ricordando che la memoria non può essere sterile, ma deve essere fonte di responsabilità.
Un invito a diventare protagonisti di una scelta radicale di legalità, oltre che di moralità, che ridia significato a parole che oggi suonano pericolosamente vuote e astratte come Giustizia e Legalità, e restituisca significato alla parola Memoria che, se non viene convertita in Impegno, rischia di rimanere morta.
Sono gli stessi concetti che risuonano nelle parole del frate domenicano Giovanni Calcara: “Non esiste la cittadinanza attiva o passiva, esiste la cittadinanza, e questa presume l’impegno e la responsabilità”.
Con questa consapevolezza, i ragazzi delle scuole, esponenti della società civile e familiari delle vittime di mafia hanno letto più di 900 nomi di vittime di mafia, in un silenzio toccante e pieno di significato.
A conciliare la riflessione hanno contribuito le splendide esecuzioni musicali dell’orchestra da camera “Naumachia” che nel finale si è associata al silenzio della sala con un suo peculiare “silenzio musicale” – come ha affermato uno dei musicisti dell’orchestra – concludendo l’incontro sulle note di Vivaldi.
Nella giornata altre manifestazioni si sono tenute in città e nell’hinterland catanese. Il Consiglio Comunale di Catania, prima della seduta assembleare, ha ritagliato un momento di riflessione con la lettura dei nomi delle vittime e con un minuto di silenzio. Nel pomeriggio altre manifestazioni si sono svolte a Misterbianco, Acireale e Acicatena.
A Mascalucia, dalla “piazza Umberto I”, è partita una fiaccolata organizzata dal presidio di Libera “Rita Atria” del Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di San Giovanni la Punta, dal presidio “Giuseppe Fava” di Tremestieri Etneo e dal Liceo “Concetto marchesi” di Mascalucia. Unica nota dolente: la scarsa partecipazione.
“Il primo pensiero è che siano sempre gli stessi volti, che il muro sociale del silenzio rimanga ancora un’ostacolo invalicabile – afferma una ragazza del presidio “Rita Atria”, tra le promotrici dell’iniziativa – ma questo primo pensiero deve essere subito sostituito da un sentimento di speranza. La stessa speranza che ha pervaso l’aria con la toccante lettura dei nomi delle vittime, la passione degli interventi e la bellezza di queste fiaccole accese, simbolo del “fuoco” del cambiamento che arde dentro ognuno di noi”.
Speranza di cambiamento che auspichiamo non si fossilizzi in ricorrenze rituali, ma diventi fonte di quel “rinascimento morale, sociale e civile” di cui il Paese ha immensamente bisogno.

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