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Processo Sandri, Libera e il fratello di Ninetta parte civile

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Ninetta, la piccola grande madre coraggio, non è più in aula a seguire il processo contro gli assassini di suo figlio, Pierantonio Sandri, ma ci sono suo fratello e i rappresentanti di Libera, l’associazione di Don Ciotti, dei quali il giudice per l’udienza preliminare Biondi ha accettato la costituzione di parte civile.
“Un delitto atroce e assurdo come l’omicidio di Pierantonio – hanno detto- è un danno non solo personale di una famiglia, ma un danno arrecato alla società intera”.
Non bisogna, quindi, dimenticare quel pomeriggio del 3 settembre 1995 quando Pierantonio scomparve improvvisamente da Niscemi. Non fosse stato per la madre, Ninetta Burgio, di quel giovane non si saprebbe più nulla. Sarebbe uno dei tanti che appaiono una volta in ‘Chi l’ha visto’ e cui poi nessuno pensa più.
E invece no. L’insegnnte Ninetta Burgio non si rassegna. Sa che suo figlio non è andato via volontariamente, che deve essergli accaduto qualcosa di grave. Lo cerca, fa appelli, distribuisce volantini, invita a parlare chiunque sappia qualcosa: “E’ importante per una mamma conoscere cosa è successo al proprio figlio, è importante per una comunità conoscere cosa è successo ad un proprio giovane”.
Il suo grido viene raccolto solo dopo dodici anni, dopo l’ennesimo appello televisivo. Dall’altra parte del piccolo schermo c’è Giuliano Chiavetta (all’epoca dei fatti minorenne) rinchiuso nel carcere di Rebibbia. E’ un ex alunno di Ninetta che, sopraffatto dal peso della colpa, non se la sente più di tacere e confessa. Ha ucciso lui Pierantonio, insieme ad altri tre complici Salvatore Cancilleri (anche lui all’epoca minorenne), Marcello Campisi e Vincenzo Pisano, e ne hanno successivamente occultato il cadavere
Pierantonio ha pagato con la vita il fatto di aver visto per caso uno dei quattro giovani, tossici e mafiosi emergenti del paese, bruciare un’auto. Temono che parli e lo conducono con loro in un bosco, lo strangolano con una cintura, lo lapidano e infine ne seppelliscono il povero martoriato corpo.

Ninetta Burgio è morta nel dicembre del 2011 dopo aver portato per due anni la sua testimonianza contro la mafia nelle scuole e nelle carceri minorili di tutta Italia, manifestando sempre un forte desiderio di verità e giustizia e mai di vendetta nei confronti degli assassini del figlio
Per quanto riguarda i due minorenni, il collaboratore Giuliano Chiavetta è stato condannato a sedici anni in primo grado nel febbraio del 2012 presso il Tribunale per i minorenni di Catania e la sentenza è passata in giudicato, mentre per Salvatore Cancilleri, assolto in primo grado, è in corso il processo in appello, richiesto dalla Procura della Repubblica di Catania, e il 22 novembre si svolgerà la fase dibattimentale.
Pisano e Campisi hanno chiesto il rito abbreviato, che è stato avviato appunto il 4 luglio.

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