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San Cristoforo, il Gapa e le compagne della sartoria

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GAPA, Marcella Giammusso, Antonella Motta, sartoria San CristoforoCercasi “taglia e cuci” disperatamente!  L’appello accorato ma deciso è delle volitive ‘compagne della sartoria‘, decise a dotarsi di nuovi strumenti di lavoro e cioè macchine da cucire  più sofisticate di quelle già in loro possesso. Il tutto  per realizzare manufatti da vendere e ricavare così proventi per l’autofinanziamento.
Sono tutte donne del quartiere catanese di San Cristoforo, che gravitano intorno al Gapa, “Giovani (adesso un po’ meno giovani) assolutamente per agire” e che hanno stabilito anche un collegamento con il Centro Iqbal Masih. Età media anagrafica 40 anni circa, età reale interiore da ragazzine con tanta voglia di fare. Il gruppo si formò circa due anni fa quasi per caso. Si vedevano per danzare, raccontarsi le proprie esperienze o le difficoltà quotidiane o anche semplicemente chiacchierare.
A una di queste venne successivamente  in mente di organizzare un laboratorio di sartoria. Detto, fatto. La maestra fu Antonella, una sarta professionista disponibile a trasferire i suoi saperi ed ecco che nacquero le compagne del taglio e cucito, novelle “custurere”. Ormai sono passati due anni e nostre le compagne della sartoria” tagliano, cuciono, accorciano e allungano abiti, fanno orli  e pinces, propongono corsi di taglio e cucito e organizzano perfino“défilé di alta moda”.
GAPA, Marcella Giammusso, Antonella Motta, sartoria San CristoforoIl passo successivo è stato l’autofinanziamento. Così sono venuti fuori manufatti da vendere: cuscini, presine, borse per la spesa. Si è creata una rete con il gruppo dell’Iqbal Masih che ha una stamperia, e ha ordinato alle compagne custurere delle borse su cui stampare i loghi delle due Associazioni.
La vendita avviene alla Fera Bio che monta le tende una volta al mese nel cortile dell’ospizio dei ciechi, anche se le nostre sarte non saranno nuovamente presenti con il loro banchetto prima di settembre.
Tutto OK dunque ? Quasi. Le nostre amiche sono infatti dotate di buona volontà, professionalità ormai acquisita ma scarseggiano di mezzi di produzione. Hanno infatti solo un paio di macchine da cucire, piccole e modeste o più versatili ma da sistemare. Quel che serve loro è una Taglia e cuci.
“L’ideale sarebbe averla in dono da qualche benefattore ma in subordine potremmo anche tentare di comprarla” ci dice Marcella Giammusso, volontaria storica del Gapa e animatrice del gruppo. La acquisterebbero usata, naturalmente, che nuova costa un occhio della testa, un prezzo troppo alto per le finanze delle sarte volontarie.

Sarebbe davvero bello che qualcuno la regalasse loro; del resto anche le stoffe che le compagne utilizzano per le loro realizzazioni sono  scampoli donati da tappezzieri, commercianti o semplicemente  donne che li hanno in casa e non sanno cosa farsene.
Del gruppo non fanno parte solo le sarte. A loro si sono affiancate altre donne che non si dedicano al cucito  ma ad altro, la ginnastica ad esempio. Frequentano tutte la palestra del Gapa che è centro di aggregazione, scambio e confronto.
E insieme danno vita ad altre attività come seguire i ragazzi del campo estivo, ad esempio. Oltre la solidarietà, o accanto ad essa, sono nate vere e proprie amicizie. Sarte e atlete si trovano anche solo per andare in pizzeria e passare delle belle serate spensierate.

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