TAR Sicilia, no alle classi pollaio

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classi pollaioAncora una volta solo l’intervento della magistratura ripristina il rispetto delle regole. Stiamo parlando, in questo caso, della sentenza n. 2250/2014 con la quale il TAR Sicilia ha imposto a un dirigente scolastico di un Liceo palermitano che, unificando due classi quarte, aveva formato un’unica classe composta da 24 alunni, di cui 4 diversamente abili, di modificare tale decisione.
Genitori e studenti, supportati dai Cobas Scuola di Palermo, sono, così, riusciti ad evitare che si determinase un eccessivo numero di allievi all’interno della stessa classe, cosa che avrebbe inciso negativamente sulla qualità della didattica “pregiudicando la formazione degli alunni e, in particolar modo, non consentendo la piena integrazione dei disabili”.
Mentre ministri e capo del governo si sono presentati in questi giorni in tante scuole del Paese (rese, peraltro, meno ‘sgarrupate’ per l’occassione) per inaugurare l’inizio del nuovo anno, mentre non si fa altro che parlare di buona scuola, la realtà concreta è ancora fatta di classi pollaio, dove non c’è alcuna attenzione neanche rispetto ai problemi della sicurezza.
Ed è quantomeno singolare che debba essere la magistratura a ricordare “che l’allocazione in una classe con un numero di alunni di gran lunga inferiore avrebbe certamente garantito per tutti un servizio quantomeno migliore oltre che in linea con le previsioni normative”.
La scelta del dirigente scolastico era stata motivata facendo rferimento all’art. 17, comma 1, del d.P.R. n. 81/2009, secondo il quale, “le classi intermedie sono costituite in numero pari a quello delle classi di provenienza degli alunni, purché siano formate con un numero medio di alunni non inferiore a 22; diversamente si procede alla ricomposizione delle classi secondo i criteri indicati all’articolo 16”. Motivazione non condivisa dai giudici.
Secondo questi ultimi, infatti, “una lettura improntata a parametri di logicità impone di ritenere che il limite dei venti alunni previsto per le «classi iniziali» debba considerarsi valido per tutte le classi”. In sostanza, i giudici sembrano conoscere meglio la scuola ripetto a coloro i quali la organizzano e la dirigono.
Siamo, perciò, di fronte a una sentenza dagli effetti dirompenti, che potrbbe rimettere in discussione il modo con cui vengono formate le classi e la stessa logica del risparmio (ovvero del continuo taglio di risorse e investimenti) che attraversa la politica scolastica degli ultimi venti anni.
Queste, infine, le coniderazioni dei Cobas “continueremo a sostenere i diritti degli alunni e invitiamo l’Amministrazione e i dirigenti scolastici a garantire che in tutte le scuole siano rispettate almeno le condizioni essenziali di vivibilità: numero di alunni per classe, capienza delle aule, piena integrazione dei disabili”.

1 Comment

  1. non siamo alla classe di 42 alunni appena sdoppiata a Caltanissetta… ma qui c’erano ben 4 disabili!

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