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Scuola e ambiente, parte la raccolta firme per 6 nuovi referendum

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Neanche il tempo di votare, il 17 aprile saremo chiamati a pronunciarci sul tema delle “trivelle”, che già altri appuntamenti referendari si profilano all’orizzonte.
Fra questi ultimi i cosiddetti “referendum sociali” su scuola, rifiuti e, nuovamente – con un altro tipo di quesito –  trivelle.
A quasi un anno di distanza infatti, alcuni sindacati provano  a rimettere in discussione la sedicente “buona scuola”, che, nel frattempo, ha concretamente dispiegato i suoi effetti negativi.
Non c’è stata la tanto sbandierata maggiore efficienza, tanto che il numero dei supplenti è rimasto pressoché invariato.
I docenti del potenziamento si sono aggirati nelle scuole non sapendo, quasi sempre, cosa fare per contribuire allo sviluppo dei percorsi didattici (frustrando disponibilità e motivazioni e sprecando, inutilmente importanti risorse.
Permane un numero significativo di docenti precari. E’ aumentata, grazie al cosiddetto ‘premio’ la competizione fra i docenti.
I criteri in base ai quali ogni dirigente scolastico assegnerà tali premi si stanno definendo solo in questi giorni. Quasi alla fine dell’anno scolastico si deciderà, quindi, in base a quali motivazioni redigere una classifica che avrà, evidentemente, valore retroattivo.
Si inaugura, così, una nuova prassi: le regole seguono e non precedono lo svolgimento della ‘gara’.
Quattro i quesiti sulla scuola.
Il primo riguarda le norme relative al potere discrezionale dei dirigenti scolastici di scegliere e di confermare (sino a tre anni) i docenti che fanno parte degli albi territoriali nella “loro” scuola.
Se tale norma venisse abrogata e, come avviene attualmente, fossero gli uffici scolastici regionali a conferire gli incarichi, si eviterebbe il rischio di una significativa limitazione della libertà di insegnamento e del pluralismo culturale.
I docenti, verosimilmente, finirebbero infatti per assimilare/assoggettarsi alle idee e ai criteri didattici del preside che prima li ha scelti e poi decide se confermarli o mandarli via.
Il secondo quesito riguarda il potere dei dirigenti di scegliere i docenti da premiare economicamente. Non ci sono solo le fondate preoccupazioni su quanto potranno pesare fattori personalistici, clientelari e servili.

I proponenti vogliono abolire tale norma anche perché l’assoggettamento al dirigente, determinato dalla speranza di essere tra i premiati” e/o di non essere classificato tra i non meritevoli, avrebbe conseguenze immaginabili sul lavoro in classe e determinerebbe una competitività fra i docenti, a discapito della necessaria cooperazione che dovrebbe caratterizzare tutti coloro che sono impegnati nel già difficile compito di educare le giovani generazioni.
Il terzo quesito riguarda il numero di ore (200 in tre anni nei Licei e 400 negli Istituti Tecnici e Professionali) da dedicare all’alternanza scuola-lavoro.
In caso di approvazione, non verrà abolita l’alternanza ma, più correttamente e coerentemente con la cosiddetta autonomia scolastica, come si può leggere nel materiale prodotto dai Cobas,  “ciascuna scuola potrà decidere il monte ore da dedicare ad essa, nel rispetto degli obiettivi didattici del proprio Piano dell’Offerta Formativa. Evitando che alle scuole venga imposto dall’alto un monte orario così impegnativo che comporterebbe una significativa ed inaccettabile riduzione delle ore d’insegnamento, oltretutto per una attività che spesso si è caratterizzata per l’apprendimento generico di nozioni e di un “saper fare” decontestualizzati e/o di pura e semplice richiesta di lavoro gratuito”.
Il quarto abroga la norma sui finanziamenti dei privati alle singole scuole. In questo modo ogni donazione andrebbe al sistema nazionale di istruzione che poi l’assegnerebbe, secondo criteri generali pubblici, alle singole istituzioni scolastiche, con l’obiettivo di uniformare e rendere più omogenea l’offerta formativa.
Nei banchetti accanto ai moduli relativi a questi quattro referendum, si potrà firmare anche su ‘trivelle’ e ‘rifiuti’.
Il movimento in difesa della scuola pubblica ha trovato, infatti,  nel Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, nel movimento “Stop devastazioni”, per i diritti sociali ed ambientali e nel Comitato Sì Blocca Inceneritori importanti alleati con i quali condividere l’idea della difesa dei beni comuni.
Un quinto quesito riguarderà, perciò, l’abrogazione delle norme che danno il via a una nuova “attività di prospezione, ricerca e coltivazione di Idrocarburi”, con l’obiettivo di fermare un nuovo Piano Nazionale di trivellazione alla ricerca di idrocarburi, che sarebbe ulteriormente, devastante per l’ambiente.
Un sesto quesito, infine,  punta a cancellare le norme che impongono la costruzione di nuovi inceneritori nonché il potenziamento degli attuali, nel quadro di una progettazione nazionale che prosegue pervicacemente su una strada, per lo smaltimento dei rifiuti, che si è già abbondantemente dimostrata distruttiva e ultrainquinante.
Prossimi appuntamenti
Banchetti per la raccolta firme:
Sabato 9 aprile, dalle ore 17:30 alle ore 20:00, via Etnea davanti la pasticceria Savia
Domenica 10 aprile, dalle ore 9:30 alle ore 13:00, piazza Verga, ‘mercato del comtadino’
Presentazione pubblica del Comitato Referendario ( FLC-CGIL, Gilda, Cobas, Unicobas, USB, LIP, Unione degli Studenti)
Giovedì 14 aprile, ore 16:30, Aula Magna scuola Pizzigoni, via Siena 5

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