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Migrazioni e saccheggio dell'Africa

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Migranti economici. Li etichettiamo così per non sentirci in colpa. Usiamo il termine per indicare coloro che non “hanno diritto” a chiedere asilo, non vengono dalla Siria nè da altro paese in guerra di cui parlano i giornali.
Costoro è bene che stiano ‘a casa loro’, sono troppi e ci fanno paura.
Ma di cosa accada nei paesi da cui fuggono, soprattutto africani, sappiamo poco e niente. E francamente non sappiamo nemmeno se vogliamo saperlo. Potremmo restare turbati e magari impietosirci. Ma non possiamo permettercelo, dobbiamo difenderci da una ‘invasione’ che – ci dicono – potrebbe travolgerci.
Ce lo dice Salvini, lo scrive Il Giornale a firma di Sallusti. Altra carta stampata è più prudente ma di Africa parla poco comunque. Solo in casi eccezionali. Quando proprio arriva qualcosa che ‘fa notizia’.
Di quello che accade giornalmente, dei bambini che continuano a morire per denutrizione o per mancanza di acqua potabile, o uccisi in conflitti armati non si parla quasi mai. Così ci viene più facile piangere per il piccolo Charlie, giustamente per carità.
Nessuno ci dice, o forse quando ce lo dicono siamo distratti, che le armi che uccidono i bambini africani – e gli uomini, le donne, i vecchi – le abbiamo costruite noi e continuiamo a vendergliele, perchè gli affari sono affari.
Non ci dicono che i bambini della Sierra Leone, della Guinea, della Liberia non possono curarsi o non vanno a scuola anche perchè le multinazionali che estraggono minerali in quei paesi non pagano le tasse che potrebbero essere investite in istruzione ed assistenza sanitaria.
Non ci parlano abbastanza dell’accaparramento delle terre (land grabbing), sottratte alla popolazione locale e usate per coltivare prodotti da esportazione. Dovrebbero spiegarci che questo riduce i produttori locali in povertà, a volte li fa anche deportare.
Quasi nessuno ci racconta – altro esempio possibile, uno dei tanti – che la multinazionale francese Areva estrae uranio in Niger da quarant’anni ma il Niger resta uno stato poverissimo in cui la radioattività, nei pressi delle miniere, inquina l’acqua e genera tumori.
Le testate che scrivono “il mercato dell’uranio giocherà un ruolo determinante per l’Africa”, trascurano di informarci su chi ci stia guadagnando e continuerà a guadagnarci. E su chi sta impoverendosi ‘svendendo’ le sue risorse.
Argo ha già trattato il tema ma tornarci è oppotuno perchè su certe cose la nostra memoria è davvero corta.

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Sul silenzio dei giornali che ignorano il dramma dell’Africa ha scritto un appello Alex Zanotelli, il missionario Comboniano che ha diviso per anni la sua vita con gli abitanti della baraccopoli di Korogocho in Kenya.
Zanotelli si rivolge, da giornalista, ai giornalisti. Non chiede “atti eroici”, ma solo di “far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli stanno vivendo“.
Ed entra nel merito: “È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa), ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.
È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.
È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivanoi nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’Onu.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!!).
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la paranoia dell’«invasionne», furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.”
Anche se i paesi auropei – prosegue Zanotelli – stanno cercando di fare accordi con i governi africani per bloccare i migranti, “i disperati della storia nessuno li fermerà“.
Quanto ai nostri governi, continuano il saccheggio delle risorse africane e varano provvedimenti a beneficio delle imprese che lo operano, “dall’Eni a Finmeccanica”.
Non possiamo rimanere in silenzio – conclude – davanti a questa nuova Shoah, di cui i nostri nipoti ci chideranno conto.
Come intervenire? Ai giornalisti Zanotelli propone “una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Vigilanza sulla Rai e alle grandi testate nazionali” o un analogo gesto da parte della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi).

2 Comments

  1. Mi sto interessando delle figure dei consoli onorari a Catania, specie di quelli che rappresentano gli stati africani e fra questi il Senegal alo fine di sapere e conoscere funzioni , diritti, limiti e poteri di intervento per le comunità cui sono legati.Vorrei solo dire ai siciliani che battono le mani a quanti vorrebbero che i neriu tornassero nelle loro terre perchè SELVAGGI e incapaci di lavorare ed integrarsi nella nostra società che i veri SELVAGGI siamo noi che non guardiamo ai furti ed alle ruberie che le nostre multinazionali mettono in atto nelle terre di Africa. I neri che chiedono un soldino all’incrocio sotto il semaforo sono le nostre vittime ed il soldino che scuciamo è solo una minima parte di quel che i nostri briganti nazionali debbono restituire a quei popoli.I nostri giudici che per uno strano orgoglio dicono di voler condannare gli scafisti dico solo che condannano le vittime dei nostri furti. e che i veri negrieri sono i dirigenti ENI,ENEL,Shell e soci che mettono in fuga dalle terre depredate i veri titolari delle ricchezze rubate.

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