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Sabbia siciliana per espandere il principato di Monaco

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Monaco, estensione in progettoCentinaia di migliaia di tonnellate di sabbia dalla Sicilia al principato di Monaco, per estendere di 6 ettari il water-front del]la città-stato e costruire soprattutto abitazioni di lusso.
Il progetto, di 2,3 miliardi di euro, prevede – come leggiamo nel sito dell’Ordine degli Ingegneri – un’imponente infrastruttura marina composta da una successione di 18 cassoni trapezoidali prefabbricati di cemento armato alti 26 metri e di 10.000 tonnellate di peso ciascuno”. Tutti riempiti con materiali da cava e sabbia, a quanto pare siciliane.
Non è la prima volta che la piccola città-stato si espande sul mare, essendo già il 20% della sua superficie, circa 40 ettari, realizzata su terreni artificiali recuperati all’acqua.
Quanto alle nuove costruzioni, nonostante i prezzi altissimi, c’è già la fila per acquistarle. Si parla di 120 appartamenti di lusso del prezzo di circa 80.000 euro al kmq progettati da architetti francesi e da un italiano, Renzo Piano.
Il progetto presuppone anche studi ed interventi di tipo paesaggistico e ambientale. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il principe Aberto è un ambientalista e presiede una fondazione “che ha fra gli obiettivi primari la limitazione degli effetti dei cambiamenti climatici, la promozione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, la salvaguardia della biodiversità e la lotta contro la desertificazione”.
La stessa attenzione alla salvaguardia dell’ambiente sarà riservata alla Sicilia da cui verrà estratto il materiale da inviare a Monaco?
Ci auguriamo che il materiale non venga prelevato da nessuna delle nostre spiagge e/o dei nostri fondali, protetti dalla legge Galasso, e ci chiediamo, qualora la sabbia fosse estratta da cave regolarmente autorizzate, per quale motivo il riserbo sul progetto sia tale da sconfinare nel mistero.
Sorge infine spontanea un’ulteriore domanda sul viaggio compiuto dal Principe ad ottobre per ricevere a Palermo la Laurea Honoris Causa in Ecologia Marina (sic!) e per “andare alla ricerca delle sue origini”. Non è che ci sia un legame con questo singolare progetto di ‘esportazione’?
Per ulteriori approfondimenti The telegraph

4 Comments

  1. Al danno di avere usato la sabbia della Plaia per costruire una “darsena” al servizio anche di trasportatori sotto indagini, sequestri e perfino confische per mafia, si aggiunge ora la beffa di avere esportato altra sabbia siciliana per espandere oltre costa ed in pieno mare il principato di Monaco e di averne poi laureato a Palermo il principe, guarda caso, in “Ecologia Marina”. Ci si chiede quindi cosa stiano a fare in Sicilia i costosi enti di controllo e tutela delle nostre coste ? Non ci resta che sollecitare lo Stato alla giusta punizione per i colpevoli di simile ulteriore e specifico caso di “antistato”.

  2. mi chiedo come mai sia così difficile individuare i soggetti che si rendono autori del prelievo di sabbia dalle nostre coste.
    I vigili urbani, la guardia costiera, le capitanerie di porto dovrebbero e potrebbero vigilare. Sono tutti corrotti? Nopn ci credo.Piuttosto si potrebbe dare un premio a chi riesce a segnalare con certezza il prelievo abusivo.Sappiamo che tante imprese siciliane hanno collaborato e fatto affari d’oro con il principato di Monaco per cui una vigilanza mirata può essere messa in atto. Ho visto poi gli scatoloni che i nostri geni dell’architettura hanno progettato per quei miserabili che vivono nel principato, attorniati da una corte di miracolati. Provo tanta pena per gli abitanti di quella costa. Ma in fondo è auspicabile che tanta gente vada via ad occupare quei gusci di cemento liberando le nostre contrade dalla loro presenza. Rimane fermo un dato: abbiamo una legge che tutela il nostro territorio ma rimane lettera morta perchè i nostri briganti amministratori preferiscono ignorarla e dare la stura a nuove leggi di difficile attuazione.

  3. Vizio di famiglia: il padre dell’attuale “principe” fu il primo ad iniziare la speculazion edilizia in Sardegna !

  4. Il sistema capitalista vive di competizione non di collaborazione. Deve espandersi e conquistare di continuo nuovi mercati, pena collassare. Crea problemi dove guadagnare e propone la propria soluzione per guadagnare ancora. Insomma, tutto coerente con la propria natura. Ha fatto business anche con il presunto proprio nemico, il comunismo.

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