Glifosato, il pasticcio Confagricoltura

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locandina RoundUpAnche sulle api il glifosato ha un ‘effetto esiziale‘. E non solo sulle api. Ecco perchè i produttori locali contrari all’uso di questo potente erbicida sono oggi sul piede di guerra e si preparano a manifestare il prossimo lunedì 17, alle ore 17, davanti alla sede di Confagricoltura in via Zia Lisa 153.
La scelta del giorno e del luogo non è casuale.
E’ circolata infatti nei giorni scorsi una locandina che invitava ad in incontro, “Roundup, la forza imbattibile”, organizzato dalla stessa Confagricoltura e da Monsanto, la potente multinazionale che dopo aver brevettato il composto chimico continua a commercializzarlo.
Una “riunione di propaganga” sull’uso del pesticida, come è stata definita dagli oppositori, o un convegno di tipo tecnico, come dichiarato da Confagricoltura?
Riconoscendo la pubblicazione della locandina come un passo falso, il presidente ha scritto ai soci scusandosi per l’errore e precisando che la Confagricoltura Catania non è “partigiana” su un argomento così controverso e divisivo.
Conferma comunque l’incontro, in un luogo e con una programma non ancora precisati, finalizzato a proporre una discussione sul tema specifico dell’utilizzo del glifosato nei nuovi impianti di agrumi e nei frutteti nelle cui interfile si utilizzano forme di irrigazione “che non permettono la scerbatura meccanizzata”.
L’utilizzo del glifosato non è – tuttavia – un tema di esclusivo interesse dei produttori agricoli ma di tutti i cittadini.
Come leggiamo nel Comunicato diffuso da alcune associazioni, con AIAB prima firmataria, il glifosato “oltre che in agricoltura è ampiamente impiegato da Comuni e Provincie per la pulizia del verde pubblico, dalle Ferrovie per la pulizia dei binari, dall’ANAS per la pulizia delle strade.
Persone, piante e animali possono essere esposti in molti modi al glifosate e ai prodotti commerciali che lo contengono, sia per esposizione diretta (agricoltori), che attraverso l’acqua, le bevande e gli alimenti di origine vegetale e animale”.
Trattandosi della sostanza chimica per l’agricoltura più venduta in Italia, non è indifferente capire se il glifosato lascia residui negli alimenti e nell’ambiente.
Abbiamo i dati del rapporto Ispra, che segnalano una situazione particolarmente difficile per la Sicilia, dove “il 67,6% dei punti di campionamento delle acque superficiali ed il 60% delle acque sotterranee sono risultati inquinati ed il glifosato con l’Ampa è l’erbicida che presenta il maggior numero di sforamenti degli standard di qualità”.
Molto diversa la posizione del colosso statunitense Monsanto, recentemente acquistato dalla Bayer, che ridimensiona la tossicità del prodotto e ne sottolinea l’utilità, anzi la necessità.
Secondo produttori biologici e associazioni ambientaliste il problema non è però solo la tossicità del prodotto ma anche la sua capacità di alterare gli ecosistemi con cui entra in contatto.
I terreni in cui viene adoperato vengono “denudati e privati di interi habitat costituiti dalla vegetazione erbacea degli ambienti marginali”, scrivono le associazioni, con aggravamento del dissesto idrogeologico, aumento della desertificazione e una drastica riduzione della biodiversità.
Quanto agli effetti sulla salute umana, già nel 2015 la IARC (International Agency for Research on Cancer), agenzia dell’OMS e massima autorità per la ricerca sul cancro, ha reso pubblico un documento in cui dichiara il glifosato “cancerogeno per gli animali” e “potenziale cancerogeno per l’uomo”.
Altre ricerche sono in corso sui suoi effetti su leucemie infantili e malattie neurodegenerative.
Un ulteriore elemento di riflessione, rispetto a quanto sottolineato dalle associazioni, può essere offerto dalla notizia che l’impatto del glifosato sulla salute umana è stato valutato dalla Agenzia dell’Unione Europea sulla base del dossier fornito dalla stessa Monsanto.
A chiusura del loro documento, le associazioni firmatarie chiedono che “venga rispettato in Sicilia il principio di precauzione e che venga vietato l’uso del glifosato alle amministrazioni comunali e provinciali, alle Ferrovie e all’ANAS. Chiedono alla Regione di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando di premiare e promuovere “l’uso sostenibile di un prodotto cancerogeno”.
Altrettanto decisa la presa di posizione Associazione Regionale Apicoltori Siciliani (ARAS).
In una lettera aperta il Presidente dell’Aras riporta i dati su monitoraggi fatti in alveari di varie parti di Italia e i contenuti degli studi che “parlano del glifosato come un interferente endocrino per le covate, come corresponsabile dell’abbattimento delle difese immunitarie, come sinergizzante nello sviluppo di alcune patologie, in particolare il nosema”.
Ecco perchè ritiene devastanti le ricadute dell’uso del glifosato sulla salute delle persone e sull’immagine dei prodotti dell’alveare.
E conclude, chiamando in causa direttamente il presidente di Confagricoltura Catania, “sono certo che Ella concordi con me che i costi e i vantaggi nell’uso di una sostanza non sono solo quelli che derivano nell’immediato al singolo individuo che ne fa uso, ma devono comprendere, per quanto nelle nostre conoscenze, anche i costi sociali e ambientali a medio e lungo termine che quell’uso produce”.

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