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La fabbrica dei "clandestini"

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Un decreto che avrà l’effetto di accrescere il numero dei migranti irregolari, proprio quelli che Salvini dice di non volere.
Le “disposizioni urgenti in materia di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario nonché in materia di protezione internazionale, di immigrazione e di cittadinanza” pare siano pronte.
In primo piano l’abrogazione della protezione umanitaria, oggi il permesso di soggiorno maggiormente riconosciuto dalle Commissioni territoriali.
Questa norma attualmente prevede che venga rilasciato un permesso di soggiorno per due anni, rinnovabile e/o convertibile, ogni qualvolta sussistano gravi motivi di carattere umanitario  o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano.
Ogni qualvolta, dunque, uno dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione o dagli accordi internazionali che l’Italia ha sottoscritto non è rispettato, la vittima di una tale violazione ha diritto a questo permesso di soggiorno.
Una cosa non da poco. Basti pensare alle 7 convenzioni Onu sui diritti umani di cui l’Italia è Stato parte e che salvaguardano i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, tutelano i diritti dei bambini e contrastano ogni discriminazione razziale e di genere.
Sulla base del nuovo decreto il permesso verrebbe invece rilasciato solo in 3 casi: eccezionali motivi di salute; fuga da catastrofi ambientali; persone che hanno compiuto atti di grande valore civile. 
Fatta eccezione per quest’ultimo caso in cui si parla di “finalità premiale”, negli altri due casi i permessi di soggiorno conferirebbero ai loro titolari benefici irrisori e in ogni caso insufficienti per avviare un processo di integrazione sul territorio: non sarebbero convertibili e avrebbero durata estremamente limitata nel tempo.

A titolo esemplificativo, chi scappa da catastrofi ambientali avrà diritto a rimanere sul territorio italiano solo per 6 mesi e, ammesso che trovi lavoro, scaduti i 6 mesi non avrebbe la possibilità di convertire il permesso di soggiorno iniziale in permesso per lavoro.
Quale datore di lavoro, dunque, assumerebbe una risorsa sapendo già di non poterla tenere oltre 6 mesi? E chi investirebbe il proprio tempo nella ricerca di un lavoro regolare con la certezza che questo impiego avrà vita breve?
Queste persone non potranno che inabissarsi per non essere cacciate e finiranno per ingrossare le sacche di manodopera a basso costo per la criminalità organizzata e per tutte le attività che si svolgono in nero.
Un guadagno sicuro per chi ha in corso attività illegali e per chi potrà utilizzare queste persone sfruttandole al massimo senza che possano protestare. Nessun guadagno invece per la società.
Alla sicurezza dello Stato gioverebbe avere migranti regolari, che hanno casa e lavoro, sono 
‘monitorabili’ e messi nelle condizioni di inserirsi nel tessuto sociale.
Per i rimpatri il decreto prevede stanziamenti da 500 mila euro nel 2018 e da 1,5 milioni di euro per il 2019 e il 2020, sottraendo tali risorse agli sportelli comunali sparsi sul territorio che si occupano di informare e assistere i migranti che vogliono fare spontaneamente ritorno nei propri paesi di origine.
Soldi preziosi per tale attività e invece cifre irrisorie rispetto al miliardo e mezzo che costerebbero i 500 mila rimpatri inseriti da Salvini nel contratto di governo. Sempre che la stima non sia per difetto. Quanto ai tempi, servirebbero 27 anni di voli.
Gli irregolari di cui parla Salvini sono in genere titolari di permessi di soggiorno scaduti e non rinnovati per la perdita del lavoro dovuta alla crisi, nonché moltissime badanti entrate con un visto turistico della durata di 3 mesi e attualmente in attesa, fiduciose e silenti, di una sanatoria.
I richiedenti asilo e rifugiati presenti in Italia sono comunque in numero molto inferiore a 
quelli di altri Paesi come Francia e Germania, e se sono più visibili è solo perchè la nostra politica di accoglienza e di integrazione è estremamente carente.
Ecco perchè Salvini ha buon gioco a parlare alle nostre paure e a proporre decreti niente affatto risolutivi ma di grande effetto.
Essendo questa una bozza del decreto che dovrà passare al vaglio del Consiglio dei ministri, non possiamo che augurarci una revisione che introduca significative modifiche.

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