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Mimmo Lucano, punirne uno per educarne cento

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Un uomo semplice e alla mano, mosso da una grande passione. Questo è Mimmo Lucano per chi lo ha conosciuto personalmente, ma anche per quanti hanno avuto notizia del suo operato attraverso quanto è stato scritto su di lui.

Mimmo è un rivoluzionario, capace di utilizzare idee semplici per risolvere problemi complessi.

Trattato da sempre come utopista, ha saputo dimostrare che un modello di accoglienza al di fuori degli steccati imposti dalle rigide regole sull’immigrazione è possibile. Anzi, è l’unica strada per realizzare opportunità di integrazione e rispetto dei diritti umani.

Il principio solidaristico che muove il modello di accoglienza proposto dal sindaco di Riace è tanto antico quanto, all’oggi, desueto: lasciare aperta la porta di casa propria e applicare quale unica regola per lo svolgimento delle attività quotidiane quella della condivisione e dello scambio. Di saperi, di capacità, di esigenze, di virtù.

E così Mimmo ha aperto le porte scalcagnate di una città dimenticata da molti, consentendo che le risorse paese fossero condivise e che le energie dei suoi nuovi abitanti venissero investite per animare il borgo.

Non ha avuto atteggiamenti pietistici nè assistenzialistici con nessuno e ha preteso, da parte di quanti volessero condividere il suo progetto, il massimo impegno, la massima convinzione e la capacità di lavorare per una città che avesse i connotati di un luogo senza frontiere e senza logiche di razza.

Una città animata esclusivamente dal valore di ogni essere umano che la abita. Questo è il volto del progetto di Mimmo, che non a caso si chiama “Città futura”.

Un’idea di città incontenibile dentro le logiche delle attuali linee progettuali del sistema di accoglienza, che tendono a premiare l’ordinario senza lasciare spazio a iniziative individuali.

Ma anche sotto questo aspetto l’estro di Mimmo e la sua capacità di semplificare ciò che il legislatore complica, o sottopone a stringente regolamento, lo ha portato a trovare una soluzione: creare una carta moneta spendibile in tutte le attività commerciali della città.

I negozi conservano questi soldi come fossero dei ticket e, non appena il Comune ottiene i finanziamenti dallo Stato, i commercianti possono scambiare la carta moneta con veri euro.

In questo modo è stato possibile dare continuità alle attività avviate e al ciclo virtuoso di risorse messe in campo anche quando lo Stato ritardava o negava il proprio supporto economico.

La tolleranza verso questo modello, nonostante gli scetticismi di molti, ne ha consentito lo svolgimento per tutti questi anni.

Ma oggi qualcosa cambia: l’idea di esclusione sociale che imperversa tra la classe politica dominante sta facendo in modo che questa Città futura, esempio eclatante di come sia possibile una realtà diversa da quella che ci viene dipinta e urlata ogni giorno, crolli e fallisca.

Il metodo utilizzato è stato prima subdolo, negando i finanziamenti al progetto. Adesso è esplicito, attraverso un attacco personale contro il suo ideatore.

Mimmo Lucano si trova oggi infatti a dover rispondere alle logiche della giustizia per alcuni atti commessi nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche. Rispetto al quadro indiziario configurato inizialmente dalla procura, il gip ha drasticamente ridimensionato le accuse non riconoscendo quelle più pesanti, come l’associazione a delinquere o la truffa aggravata, ed escludendo che ci sia stato un indebito arricchimento.

Lucano rimane però indagato, oltre che per irregolarità nell’affidamento della gestione dei rifiuti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina poiché avrebbe agevolato matrimoni tra italiani e straniere che altrimenti sarebbero divenute irregolari e dunque possibili vittime di qualunque forma di sfruttamento.

Sebbene ogni reato vada perseguito, il nostro codice penale stabilisce l’esistenza delle cosiddette “scriminanti”, condizioni particolari per le quali viene a mancare la punibilità. Tra queste, lo stato di necessità: non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona.

Anche qualora la magistratura dovesse riscontrare la responsabilità penale di Mimmo, non è forse palese che quanto commesso sia stato animato da un principio di solidarietà e umanità, con l’esplicito intento di salvare alcuni esseri umani da un reale pericolo?

E’ evidente invece come non si possa dire lo stesso per un altro politico attualmente sotto indagine per reati aventi a che fare con la condizione di libertà degli esseri umani: non si ravvede infatti alcuna scriminante per Matteo Salvini che, se verrà confermato, si è macchiato di sequestro di persona aggravato, abuso di ufficio e omissione di atti di ufficio.

Capi d’imputazione che peraltro non tengono conto degli oltre 1000 morti nel Mediterraneo nei primi sei mesi del 2018, circa il doppio del dato registrato nel 2017.

Insomma, ci sono meno di cento passi tra la posizione penale di Matteo Salvini e quella di Mimmo Lucano, ma milioni di km separano i motivi per i quali ognuno di loro si è macchiato del reato per cui è indagato.

Un’ultima considerazione riguarda la decisione della magistratura di porre Mimmo agli arresti domiciliari e contemporaneamente destinare alla sua compagna il divieto di dimora. A cosa serve tale disposizione, se non a spaccare la compagine familiare e affettiva di Mimmo?

Gli arresti domiciliari sono infatti una delle misure cautelari previste dal nostro sistema penale nei casi in cui ci sia il rischio di fuga della persona indagata, si teme che possa reiterare il crimine o occultare prove importanti per le indagini.

E’ evidente che nulla di tutto ciò ha a che fare con il sindaco di Riace. Tale disposizione non ha nulla a che vedere con i presunti reati da lui commessi, ma sembrerebbe perfettamente in linea con un attacco volto a colpire la sua persona e il simbolo che egli rappresenta.

Nonostante persista la divisione dei poteri tra magistratura e governo (ministero degli interni), la storia contemporanea ci ricorda come l’applicazione del principio del “punirne uno per educarne cento” ha sorprendentemente avvicinato i poteri che si sono trovati solidali e schierati dalla stessa parte.

La punizione dunque di quell’uno è rivolta a tutti noi, educandi alle logiche dell’attuale politica fondata su un principio di esclusione sociale.

Una logica alla quale non dobbiamo necessariamente adeguarci, convinti come siamo che la sola, vera politica che può tenerci tutti in equilibrio è fondata sulla massima inclusione e condivisione di ciò che abbiamo e degli spazi che abitiamo.

1 Comments

  1. rimango sorpresa per laillogica difesa del sindaco Lucano.Dire e suggerire che le leggi ingiuste non vanno applicate od ossdervate è solo un invito alla insubordinazione. Le leggi ingiuste vanno lottate e ne va chiesta l’abrogazione al Parlamento e se tarda il legislatore bisogna provocare e procurare altre strade per farle azzerare. Mi riferisco alla dichiarazione di incostituzionalitò delle leggi ingiuste che violano principi fondamentali contenuti nella nostra carta Costituzionale.Non capite che il bostro grido e la vostra invocazione alla legalità contrasta con la difesa di Lucano ? Siete un assurdo vivente e proprio per questo la gente non vi potrà votare. Se poi si deve parlare di leggi che non devopno essere applicate e riconosciute come tali , bisogna parlare di rivoluzione.Ed allora, armatevi e partite. Fate la rivoluzione. Ne troverete pochi al vostro seguito.

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