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Il Santa Marta cento anni fa

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La fotografia, scattata probabilmente dalla cupola della chiesa di san Nicola, mette in primo piano gli edifici ad ovest di via Crociferi, tra via Gesuiti (ben visibile sulla destra) e via Clementi.

Ce la mette a disposizione Armando Villani, appassionato collezionista di immagini della città.

Lungo quest’ultima si vede il continuum degli edifici, anche all’altezza del vecchio Santa Marta (segnalato sulla foto come “edificio settecentesco”), secondo il modello di edificazione a cortina che caratterizza l’area.

Una conferma di quanto affermato nell’appello sottoscritto da 50 architetti, ingegneri e storici dopo l’annuncio del presidente della Regione sulla imminente demolizione della parte novecentesca dell’ospedale Santa Marta e sulla realizzazione di una piazza davanti all’edificio settecentesco.

Dopo aver affermato che “non basta la demolizione di un edificio, sia pure incongruo e degradato, per riqualificarne il contesto e valorizzare le altre singole architetture presenti” senza che se ne preveda una più adeguata riedificazione, i firmatari si soffermano sull’idea della piazza.

A loro giudizio essa, creando un vuoto architettonico, risulterebbe un elemento estraneo e contraddittorio, una disomogeneità rispetto al “tessuto storico”.

Non basta dichiarare, come ha fatto Musumeci, di voler “restituire il giusto decoro ad un gioiello dell’architettura settecentesca del Vaccarini”.

Al di là dell’incauta attribuzione, niente affatto comprovata, al Vaccarini, un intervento all’interno di un contesto così fortemente caratterizzato, non può non essere preceduto da uno studio, da una analisi attenta.

Ecco quindi la richiesta di porre fine ad interventi isolati ed estemporanei e di lavorare ad un disegno complessivo di intervento, armonico, integrato e motivato. Un vero e proprio piano di recupero su vasta scala, da realizzare anche attraverso un concorso di idee, cogliendo l’occasione delle dismissioni ospedaliere in corso in quell’area (non solo Santa Marta ma anche Santo Bambino, Vittorio Emanuele, Ferrarotto).

Un’occasione unica di ripensare l’assetto da dare ad una parte della città. Un compito che tocca comunque al Consiglio Comunale, in rappresentanza dei cittadini.

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