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Nuova legge su immigrazione e sicurezza, luci e ombre

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Il decreto n.130/2020 che smantella almeno in parte i decreti sicurezza, è legge.

Lo ha deciso il Senato lo scorso 18 dicembre con il voto compatto dell’intera maggioranza, 5 Stelle compresi, scatenando così l’ira dei parlamentari leghisti, increduli di fronte al voto dei loro vecchi compagni di squadra che hanno approvato due leggi così diverse nel giro di così poco tempo.

Ma le novità introdotte sono davvero così lontane da quanto voluto dall’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini? In parte sì.

Vediamone alcune:

La vecchia protezione umanitaria è stata ripristinata sotto il nome di “protezione speciale” ed è anche stato introdotto un nuovo motivo per il quale può essere riconosciuta: la tutela del diritto alla vita privata e familiare. Così facendo si riconosce l’importanza degli affetti e dell’inserimento sociale che le persone costruiscono in Italia.

La stessa ratio ispira un’altra novità importante: molti permessi di soggiorno già esistenti, ma che avevano una durata limitata (come quello per assistenza minori, per calamità naturali, per cure mediche o per attività sportiva), si potranno adesso convertire in permessi di soggiorno per lavoro, permettendo alle molte persone che riescono a trovare un lavoro in Italia di rimanervi regolarmente e con un prospettiva di lungo periodo.

In questo modo si garantisce una reale continuità a quanti hanno costruito un progetto di vita in Italia e si danno garanzie anche alle tante aziende coinvolte che sanno di poter contare su lavoratori stranieri regolari sul territorio in modo stabile e continuativo.

Infine, le porte del sistema di accoglienza noto come Sprar, e da oggi denominato SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), si riaprono ai richiedenti asilo per i quali viene inoltre ripristinato il diritto di iscrizione anagrafica, come del resto già dichiarato nel luglio scorso dalla Corte Costituzionale; il termine per rispondere alle richieste di cittadinanza viene ridotto da 4 a 2 anni.

Queste novità potranno migliorare concretamente la condizione giuridica di molte persone straniere, evitando anche inutili procedimenti amministrativi e giudiziari; per farlo sarà necessario che tutti gli uffici dell’amministrazione pubblica coinvolti (Commissioni Territoriali, Questure, uffici anagrafe…) mettano in atto prassi coerenti con il senso generale della nuova normativa.

Solo valorizzando l’integrazione e favorendo la regolarizzazione della popolazione straniera sul territorio si avrà sicurezza sociale.

Accanto alle luci, però, ci sono anche alcune ombre: non viene abrogata la possibilità di revoca della cittadinanza per chi l’ha acquisita nel tempo, mantenendo quindi la distinzione tra cittadini per nascita di serie A e quelli di serie B.

In merito alle operazioni di soccorso e alla chiusura dei porti, permane il potere in capo al Ministro dell’Interno di vietare il transito o la sosta di navi non militari in acque territoriali, ma non se queste navi hanno effettuato operazioni di soccorso in mare nel rispetto della normativa internazionale vigente.

Nel caso di violazioni, il sequestro della nave non è più previsto, ma si avvierà comunque un procedimento penale al termine del quale possono essere inflitte multe da 10mila a 50mila euro o una pena detentiva fino a 2 anni.

Nulla di determinante cambia infine nella gestione dei trattenimenti nei CPR e dei respingimenti alla frontiera, tematiche sulle quali l’Italia rimane fedele alla linea dura imposta dall’Unione Europea, perdendo così un’occasione per promuovere un cambiamento.

Leggi la Relazione della Corte di Cassazione su legge 130/2020

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