Lei fumerà fino alla fine del mondo

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Una appassionata lettrice, che collabora talora con Argo, Santuzza Leotta, ci propone la recensione di un libro molto particolare sull’Etna, la ‘montagna’ affascinante che lei ama percorrere con lo zaino sulle spalle.

Etna, così s’intitola un libretto uscito per le edizioni il Palindromo, una guida sì, ma “immaginifica” del vulcano.

Non aspettatevi una descrizione scientifica del territorio quindi, men che meno una guida turistica e neppure una semplice raccolta delle tante storie leggendarie o folkloristiche di cui il vulcano abbonda.

Quello che vi attende, se deciderete di intraprenderne la lettura, è più originale e sorprendente, per quanto, o forse proprio perché, difficilmente classificabile.

Il suo autore, Rosario Battiato, originario di Zafferana Etnea, è come indicato nel risvolto di copertina “uno studioso di fantastico popolare”, dove per fantastico s’intende davvero di tutto.

Si comincia dagli alieni che nel lontano 1962 attirarono, servendosi di un globo luminoso, un catanese sull’Etna per un incontro di terzo tipo, si prosegue con la descrizione delle enormi impronte che escursionisti notarono lungo il cammino verso il cratere; notizia che, non meno misteriosamente, nel 1971 apparve addirittura sull’organo ufficiale della Diocesi di Como col titolo Esiste uno yeti anche sull’Etna?

Nel libro vengono avanzate senza timore ma con ironia e malcelato divertimento anche le ipotesi più azzardate, ad esempio quella di un legame nascosto tra lo scrittore dell’orrore cosmico Lovecraft e il nostro vulcano. Di sicuro uno dei mostri malefici usciti dalla sua penna, il polpo informe Ghatanothoa, arrivò fino al Vesuvio, ma come non pensare che fosse proprio l’Etna la sua meta finale, dove finalmente dimorare, saziandosi di esseri umani?

Battiato non cita solo scrittori horror e di fantascienza ma anche noti storici come Giuseppe Recupero e Tommaso Fazello, quest’ultimo nel suo Le due deche dell’historia di Sicilia… del 1537 racconta che camminando verso il cratere e superata la schiena dell’Asino arrivò ad “un antichissimo edificio rovinato (…) il quale da quei di Catania, e da’ paesani del monte Etna è chiamato la torre del filosofo”.

Per Fazello altro non è che la casa che il filosofo Empedocle si fabbricò “per potere più comodamente filosofare intorno al fuoco del monte”.

E non finisce qui: se la presenza di Empedocle sull’Etna sfuma nella leggenda, cosa pensare dello storico Gervasio di Tilbury, che vissuto nella seconda metà del XII secolo non desiste dal fare passeggiare per le desolate lande etnee addirittura re Artù?

Contemporaneo di Gervasio, anche Cesario di Heisterbach, abate e scrittore tedesco, è convinto che Artù ferito e quasi morente avrebbe cercato rifugio all‘interno del vulcano. Se crediamo all’ipotesi avanzata da Jules Verne nel suo Viaggio al centro della terra che cunicoli sotterranei collegano tutti i vulcani d’Europa, non dovremmo meravigliarci allora, conclude imperturbabile Battiato, che Artù abbia raggiunto l’Islanda e da lì si sia poi ritrovato, cammin facendo, nel cuore dell’Etna.

E potremmo citarne ancora: dei, giganti, ciclopi, mostri e demoni di ogni tipo popolano la Montagna, per non parlare degli innumerevoli santi, eroi, fantasmi, creature luciferine che si aggirano per queste terre.

Tutti loro popolano piccole storie, ognuna delle quali ha un titolo divertente, e si svolge in un luogo preciso, provvisto di coordinate e altitudine, segnato su una mappa. I nomi sono notissimi a chiunque abiti all’ombra del vulcano: monte San Leo, grotta dei Lamponi, grotta del Gelo, monti Rossi, per citarne solo alcuni.

Tutti fantastici luoghi reali per raccontare reali storie immaginifiche.

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