La III Robocup jr a Catania: uno vince, tutti imparano

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Continuando l’indefesso lavoro di diffusione di valori contrari alla famiglia modello bunga-bunga perfettamente interpretato e impersonato dal presidente Berlusconi, studenti e insegnanti di 45 scuole, divisi in 85

Il logo della manifestazione

squadre provenienti da 13 regioni d’Italia, hanno dato concretezza a questo bellissimo slogan, sfidandosi a far giocare a calcio, ballare o a far seguire percorsi obbligati ai loro robotini dai nomi fantasiosi.
Si tratta della terza edizione di una manifestazione nazionale, successivamente inserita in una competizione mondiale (quest’anno sarà a Istanbul, in Turchia), promossa dalla Rete di scuole per la Robocup jr Italia, la cui organizzazione per questa tornata, svoltasi dal 14 al 16 aprile, è stata affidata all’I.T. ‘Archimede’ della nostra città.
Questa Rete è nata con lo scopo di “diffondere nella scuola italiana la Robotica Educativa come metodologia didattica trasversale, multidisciplinare e marcatamente laboratoriale” che sta diventando anche una importante esperienza di continuità verticale, dalla scuola per l’Infanzia agli istituti superiori di qualunque grado e anche ai Centri di formazione professionale.
Accanto alle tradizionali squadre under 19 infatti, la novità di questa edizione era data dalla presenza di squadre under 14, vale a dire di scuole elementari e medie.
RoboCupJunior comprende tre diverse sfide: oltre alla tradizionale gara di calcio tra robot, anche una prova di “rescue”, ovvero ricerca di dispersi in un contesto di evento catastrofico (p.e. tra le macerie di un terremoto), e una gara di danza.
Quindi un contesto di gara a squadra (il calcio), di impegno individuale (individuazione superstiti), di impegno espressivo (la danza). Ciò permette a ogni scuola partecipante di trovare raccordi significativi con il proprio programma didattico, di cui il laboratorio di robotica viene a essere momento di applicazione / verifica degli apprendimenti, oltre che momento motivante all’impegno da parte degli studenti.
Il progetto come elaborazione e realizzazione di un gruppo fatto di studenti e insegnanti, diventa infatti uno strumento di apprendimento, in cui ciascuno, allo stesso tempo, sperimenta l’interdipendenza e diventa capace di assumere la propria responsabilità individuale.
In un clima avvelenato e fortemente conflittuale come quello in cui ci sta toccando vivere, una manifestazione che ha come motto “l’importante non è vincere, ma imparare” suona alquanto stonato ma costituisce anche un forte segno di speranza nella capacità di iniziativa e di innovazione della scuola pubblica, contro cui gli attacchi sono diventati esercizio quasi quotidiano da parte del capo del governo (ma dove lo trovate un paese così schizofrenico?).
Si aggiunga inoltre che, con orgoglio, i responsabili della Rete hanno riconfermato la volontà di non farsi tentare da derive aziendalistiche e dalle lusinge degli sponsar industriali, che certo non mancano.
Questi aspetti della valenza formativa e della trasversalità della robotica sono stati invece fortemente sottolineati da quasi tutti gli interventi ascoltati nel corso degli interventi al Convegno didattico che ha aperto la manifestazione, il pomeriggio del 14 aprile, nel corso del quale gli insegnanti intervenuti hanno ragionato a voce alta sui significati e sulle ricadute educative di questa esperienza che si sta allargando a macchia d’olio e sulle diverse ipotesi per inserirla all’interno dei curricoli.
L’ Istituto Archimede, che quest’anno festeggia i 130 anni dalla sua nascita, mettendo in campo una rinnovata capacità organizzativa che richiedeva anche la necessità di saper stringere relazioni con enti, aziende e associazioni professionali, ha dato un’ennesima prova di vitalità e di intelligenza sia nel saper cogliere le novità tecnico-scientifiche che nel mostrarsi pronto a strutturarle in un’efficace azione educativa.

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