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Il gatto di don Pino

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La mamma di una bambina di otto anni ha provato a leggere, insiema alla sua piccola, il racconto illustrato su don Pino Puglisi, edito dalla VerbaVolant, “Il  gatto del prete povero”. Ecco come è andata…
Se vi ritrovate con un figlio/a od un nipotino/a che frequenta le elementari e desiderate distoglierlo un po’ da tv e playstation o non avete voglia di trotterellargli dappresso mentre va in bicicletta, potreste passare un’ora insieme leggendo “Il gatto del prete povero”, un racconto illustrato edito dalla casa editrice siracusana VerbaVolant.
Nella collana “i grandi per i piccoli” sono raccontate storie di fantasia di “grandi” realmente esistiti che hanno sacrificato la loro vita in nome di un ideale. In questo caso il racconto di un’amicizia tra un gatto ed un prete, che si deve guardare dalle false promesse dei politici mentre cerca di aiutare i poveri e i bambini del suo quartiere, introduce alla figura di don Pino Puglisi, parroco nel quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso dalla mafia nel ’93.
La storia, scritta da Annamaria Piccione e illustrata da Giulia Cappuccio, servirà a catturare l’attenzione del vostro giovane ‘coinquilino’, i colori squillanti dello smilzo libretto ed i disegni accattivanti lo convinceranno a mettersi a sedere tranquillo, ma il pezzo forte, ovvero quello che farà la differenza, è che dopo la storiella con morale finale si arriva alla vera mezz’ora educativa, consistente nella breve biografia di don Puglisi, seguita da una altrettanto agile intervista (pensata a misura dei piccoli lettori) a chi ha scritto di lui, in questo caso la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli, autrice del bel libro “A testa alta”.
Il massimo sarebbe per voi aver letto il libro della Stancanelli, in questo caso i vostri ricordi potranno confluire nella chiacchierata che dovrebbe seguire alla lettura delle avventure del nostro gatto, in modo da evitare che biografia e intervista appaiano slegate dal contesto della storia e quasi incongrue.
Don Pino, nel racconto, è infatti solo un prete qualsiasi che vuole un campetto di calcio per i parrocchiani, ma non si fida di accettare i soldi che il politico di turno gli sventola sotto il naso. La sua forza morale, la semplicità evangelica del suo operare, l’attrazione verso il bene che esercitava tra chi gli stava accanto non trovano posto in un racconto che parla unicamente di un’amicizia tra un prete ed un gatto stradaiolo che alla fine lo aiuta procurandogli i soldi per il campetto
Chi scrive, avendo in casa una bambina di otto anni, ha affrontato con lei la prova della ‘lettura a due’ e ve ne dà un rapido resoconto.
La storia ha divertito la bimba, che l’ha trovata “avventurosa” e il gatto che si mangia le acciughe e parla alla luna è stato definito “sorprendente”, ma -arrivate alla fine del racconto- Cristina è rimasta un po’ sgomenta quando le ho annunciato che non era finita lì, e le ho svelato che quel prete povero era veramente esistito e che nella paginetta seguente c’era scritta la sua storia vera.
Abbiamo dunque letto insieme le righe su don Pino. Abbiamo visto che aiutava i bimbi poveri e li difendeva dai cattivi, ma quello che l’ha colpita di più è che si faceva chiamare dai suoi allievi “Treppì”, questo gliel’ha reso subito più simpatico e più reale, perché per lei, che non è povera ed è difesa da tutto, povertà e pericoli sono astrazioni ancora senza senso, e la lettura del racconto non l’aveva minimamente introdotta in questo mondo.
La bambina si è così spazientita, non capiva cosa c’entrassero tutte quelle domande con la storia fantasiosa di gatti che parlano alla luna e se ne vanno a spasso nelle macchine altrui, infine si è alzata ed è andata ad accendersi la tv.
Non so cosa sia rimasto in lei della figura di questo prete e dei problemi che sono stati sollevati, è presto per porsi la domanda, forse fra qualche giorno o qualche mese la vedrò riprendere il libro in mano, ripercorrerne le pagine e magari domandarmi: “mamma, che cos’è la mafia?”

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