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Comune di Catania, un affitto a iniquo canone

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E’ un Comune “straccione”, quello di Catania, ma non si fa mancare nulla, nemmeno un affitto da 656.688,00 euro l’anno, che per sei anni fanno quasi quattro milioni di euro, cent più, cent meno.
Così ogni santo mese il Comune dovrà sborsare 54.724,00 euro di canone, che non sembra essere troppo equo, per un palazzetto da destinare agli uffici giudiziari, esattamente alla sezione lavoro del Tribunale.
54.724,00 euro per 1.822 metri quadri di uffici, più accessori (garage, posti auto). Per rendere più chiaro il concetto: per 100 metri quadri (una comune casa di quattro vani) il Comune paga un affitto mensile di 3000 euro. Nemmeno fosse un appartamento su Central Park, a New York, o a Parigi, al Marais. Non ci sono questi prezzi, tantomeno a Catania.
La denuncia è partita da Cittainsieme. Che si è chiesta altresì se non sarebbe stato più proficuo per il Comune di Catania utilizzare la somma per contrarre un mutuo e ristrutturare così uno dei tanti immobili di sua proprietà, abbandonati al degrado e alle intemperie.
Con un mutuo, ad esempio, il Comune avrebbe potuto ristrutturare il palazzo delle Poste di Viale Africa che, tempo fa, si era detto dovesse andare proprio agli uffici giudiziari e non solo alla sezione Lavoro. Inutile obiettare che l’immobile di via Carvana è molto vasto. Chè l’estensione è criterio di riduzione del prezzo non del suo lievitare. Nè convince che per contratto la proprietà dovrà apportare delle modifiche all’immobile. E che deve ricostruirlo per intero?
Il palazzo in questione si trova in via Guardia della Carvana, al numero 23-25, ed è di proprietà della società a responsabilità limitata Domus Enterprice che ha per oggetto “la costruzione di immobili, sia in proprio che mediante appalti a terzi, la compravendita e la gestione di fabbricati civili e industriali”.
Abbiamo provato a “smontare” questo giocattolo andando alla Camera di Commercio e dentro, come nelle scatole cinesi o nelle matrioske, dentro abbiamo trovato altre società e soggetti che a loro volta ne contengono altri. I soci della Domus enterprice sono infatti la SILA spa, la Garfin s.r.l., tale Carmelo Russo e tale Rosario Di Bella. E così di seguito.
Ma andiamo oltre per notare alcune stranezze dell’operazione. La data del varo della delibera e quella della stipula del contratto, intanto. Ambedue sono del 16 febbraio del 2010. Che fretta! Altro che immobilismo dell’amministrazione.
Strano anche il riferimento al numero civico dell’immobile. Sbagliato sia nel contratto Comune-Domus Enterprice, sia nella delibera. In tutti e due gli atti, forse proprio per la fretta, viene indicato il 15-17 di via della Carvana mentre il palazzo in questione si trova al civico 23-25. Che sia causa di non validità degli atti?
Ma questa è l’ennesima storia di ordinari sprechi. Gli Enti pubblici, Comune, Provincia e Regione, non sono nuovi a questi comportamenti non virtuosi. Si abbandona e si fa crollare il patrimonio dell’Ente e si stipulano contratti d’affitto milionari con privati che non potranno non essere molto grati agli amministratori affittuari. Li vediamo in città i ruderi degli immobili pubblici.
Alcuni esempi. Il già citato palazzo delle poste di viale Africa. Poi: in via Cervignano, all’angolo con via Vecchia Ognina, la bellissima villa liberty di proprietà della Provincia di Catania (Era stata occupata anni fa da giovani che ne avevano fatto un centro sociale e che almeno la vivevano. Sono stati cacciati via con grande soddisfazione dei benpensanti abitanti della zona).
Per Palazzo Bernini, accanto al parco Scammacca, a due passi da viale Vittorio Veneto, è il Comune che ha consegnato al tempo e alle intemperie l’immobile. La Regione, poi, ha addirittura venduto alla “Pirelli real estate” lo stabile di via Santa Maria la Grande, privando i residenti catanesi di importanti presidi medici. Subito dopo, però, avrebbe preso in affitto lo stesso stabile dai nuovi proprietari per gli uffici amministrativi. Operazione presentata con vocaboli altisonanti, come “cartolarizzazione”, “ottimizzazione”, “rimodulazione”. E via turlupinando.

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