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11 domande sul parco "S.Teresa di Calcutta"

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Alcuni di noi forse non conoscono la sua esistenza, eppure c’è e potrebbe essere un piccolo gioiello in una città povera di verde come la nostra. Ci riferiamo al parco “S. Tesera di Calcutta” di via Eleonora d’Angiò. Un’oasi con alberi folti, spazi agibili, giochi per bambini e persino un percorso attrezzato ginnico-sportivo.
Un cittadino catanese, Cesare Cavadi, di fronte al progressivo degrado di questo parco  attraverso 11 domande sollecita l’intervento di chi dovrebbe avere cura del verde pubblico, consapevole, comunque, “che le cause del degrado sono da attribuire anche alla cattiva educazione dei cittadini-frequentatori”.
Denuncia, innanzitutto, la diffusa presenza di bottiglie di vetro (spesso in frammenti), di plastica, carte, sacchetti vuoti. Peraltro, pur in presenza di un sistema di videosorveglianza, nessuno di coloro che hanno determinato tale situazione di degrado risulta essere stato sanzionato.
L’erba viene curata saltuariamente, diventando “nido di insetti di ogni genere”. Il cattivo funzionamento degli erogatori automatici dell’acqua e la presenza di fontanelle con grosse perdite determinano la formazione di pozzanghere maleodoranti, con la conseguente proliferazione di moscerini e zanzare.
Da anni, molti lampioni aspettano di essere riparati o sostituiti. Le aiuole sono “sommerse da foglie secche di molti autunni”, tante piante ‘meriterebbero’ di essere potate. I muri di recinzione non intonacati, una volta cadute le reti predisposte per i fiori rampicanti (che, non curati, invadono i viali), contribuiscono al degrado della struttura.
“Datteri selvatici simili a piccole nespole, caduti dagli alberi e non rimossi, marciscono a terra creando una “crema” appiccicaticcia e puzzolente che rimane attaccata alle scarpe di abituali e di casuali malcapitati frequentatori”. Vecchi cestini, ormai inutilizzabili, fanno bella mostra di sé sui prati. “I viali del parco sono incorniciati da un mix di cenere dell’Etna , foglie ed erbacce secche, amalgamate, di quando in quando, da escrementi di cani appartenenti a padroni o troppo incivili o troppo distratti” . Una situazione che, realisticamente, può essere definita vicina al collasso proprio perché è mancata, nel tempo, la normale manutenzione.
Queste le conclusioni di Cavadi: “E’ vero che noi catanesi, (qualcuno forse si offenderà), non siamo particolarmente rispettosi dei beni pubblici , ma è pur vero che sono troppo evidenti anche le responsabilità di coloro che amministrano la città perché questi ultimi si possano “chiamare fuori” e possano considerare se stessi privi di colpe sic et simpliciter.
Inoltre, a mio avviso, chi amministra, ammesso e non concesso che sia privo di colpe, ha comunque un compito precipuo e imprescindibile, quello di promuovere un processo continuo di ammaestramento dei cittadini per la difesa dei beni della collettività. Chi amministra ha il dovere di rendere partecipi i cittadini delle iniziative prese e di informarli sui progetti da attuare (ammesso che questi progetti ci siano) investendo risorse per l’educazione del cittadino, suggerendo comportamenti da tenere e imponendo norme da rispettare per contribuire così alla salvaguardia dei beni che appartengono a tutti: le strade, le piazze, i parchi, le scuole: la città”.
Argo si è recato sul posto,ha fotografato lo stato del parco e ha fatto alcune riflessioni. Il primo spunto è stato offerto dai cartelli posti all’ingresso, che annunciano l’esistenza della video sorveglianza che sarebbe interessante sapere come si svolge, essendo ridotta -a quel che appare- al palo di supporto di una videocamera, immerso dentro la chioma di un albero…
Ancora più interessante la parte del cartello con l’informazione che il parco è stato realizzato con fondi della Comunità Europea destinati ad un progetto “Ambiente e sicurezza”. L’utilizzo di questi fondi potrebbe spiegarci la nascita di questo e di altri parchi, corredati da videocamere per la sorveglianza. Fatto l’investimento (e non vogliamo essere così cattivi da pensare che siano state anche incassate le relative tangenti), i parchi sono stati abbandonati a se stessi. Cercheremo di saperne di più e speriamo che i nostri sospetti risultino infondati.
Una indagine sullo stato dei parchi catanesi è stata condotta un paio di anni fa da Agatino Reitano su CataniaPolitica, mentre un articolo di Sudpress si è occupato di alcuni parchi cittadini appena due mesi fa. Purtroppo in questi anni nulla è cambiato.

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