Quando a Catania sferragliava il tram

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Abbandonando gli omnibus a cavalli dell’Ottocento, Catania si dotò, all’inizio del Novecento, di una rete tranviaria.
La città viveva un momento di grandi contraddizioni. Il suo sviluppo non solo commerciale ma anche industriale e demografico, iniziato a fine Ottocento, contrastava con la debolezza della classe politica.
L’instabilità politica fu superata solo dall’ascesa al potere del ‘vicerè’ socialista, Giuseppe de Felice Giuffrida, agli inizi del nuovo secolo.
La città comunque cresceva, chiedeva fognature, acquedotti, la sistemazione delle strade e adeguati servizi di trasporto.
Dopo un iniziale progetto di utilizzo del tram a vapore, si optò per una rete di tranvie elettriche. Alla gara parteciparono industriali cittadini e società straniere.
Furono queste ultime ad avere la meglio e la ‘concessione’ fu assegnata alla Società anonima di elettricità Felix Singer e C. di Berlino, poi assorbita dalla Società elettrica Helios di Colonia, a sua volta ceduta alla Société Anonyme Tramways & Eclairage Electriques di Bruxelles.
La questione tranviaria venne ridefinita dopo la vittoria elettorale dei socialisti, nel 1902.
Il tracciato definitivo prevedeva tre linee e il servizio regolare fu avviato nel 1905. Tutte le linee partivano da piazza Duomo, rispettivamente in direzione di Picanello (linea 1), Cibali (linea 2) e Guardia Ognina (linea 3). In seguito le linee vennero estese fino all’Acquicella e, nel periodo balneare, fino al Faro Biscari.
Dopo la seconda guerra mondiale il servizio tranviario, venne gradualmente sostituto dai filobus. Fu soppresso nel 1951.

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