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Eurospin di Cibali, le zone oscure della sospensione dei lavori

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Nonostante la fretta con cui la ditta Recosta ha tirato su i piloni, i lavori per la costruzione dell’Eurospin di via Martelli Castaldi sono fermi e lo resteranno per più di un anno.

Il primo stop di 60 giorni è venuto dalla dirigente ad interim dell’Urbanistica, Maria Luisa Areddia, con un provvedimento che porta la data del 13 dicembre 2019; l’attuale direttore Biagio Bisignani ha poi prolungato (in data 12 febbraio 2020) il periodo di sospensione a 18 mesi, compresi i due già trascorsi.

Il prolungamento della sospensione viene motivato con la necessità di procedere ad una verifica approfondita degli aspetti tecnici, sebbene le procedure utilizzate “fino ad oggi” dall’Urbanistica vengano dichiarate, nello stesso provvedimento, “legittime e coerenti alla prassi urbanistica”.

Affermazioni contraddittorie, come si può constatare. Con una ciliegina sulla torta: la critica ad Areddia per essersi limitata a sospendere i lavori senza annullare in autotutela il permesso di costruire. Abbastanza irrituale che, in un provvedimento amministrativo, l’attuale direttore critichi chi lo ha preceduto – per un breve arco di tempo – nel ruolo che egli stesso aveva già ricoperto, firmando tra l’altro lui stesso la concessione per Eurospin.

Così come avrebbe potuto lui stesso firmare, dimostrando un ravvedimento, anche l’annullamento in autotutela. Se invece ritiene la concessione legittima, perchè prolungare la sospensione per un periodo di tempo così lungo?

E che la ritenga legittima lo dichiara – come dicevamo – quando fa riferimento alle precedenti procedure attuate “fino ad oggi”, con tutta probabilità i “casi analoghi” indicati nell’elenco fornito all’Avvocatura Comunale dalle Attività Produttive, pubblicato da Argo qualche giorno fa con le relative osservazioni critiche.

Anche perchè nulla si dice, invece, della sentenza del CGA sul caso di via Palazzotto, da cui si evince che sono illegittime tutte le concessioni date in deroga alle destinazioni previste nel Piano regolatore, obsoleto forse ma ancora in vigore, fino a che non sarà sostituito da un nuovo Piano che i giudici amministrativi esigono venga approvato al più presto per eliminare appunto il pessimo costume delle varianti.

Nel caso Eurospin, poi, neppure di variante si parla. Per non passare dalle necessarie fasi del procedimento, che richiede l’approvazione del Consiglio Comunale, si è aggirato l’ostacolo dando con disinvoltura la concessione per un supermercato là dove era previsto che sorgesse un servizio pubblico, nel caso specifico una scuola, come appunto in via Palazzotto.

Rileggere la sentenza del 16 gennaio 2018, targata CGA, avrebbe permesso di chiarire “dubbi e perplessità sorti per l’intervento in questione” (così si esprime il direttore), pervenendo alla revoca senza bisogno di lunghe e complicate verifiche.

C’è un altro elemento che l’attuale dirigente trascura, ben evidenziato invece dalla sospensione di Areddia: il volume del materiale di scavo. La legge prescrive infatti che, qualora questo volume superi una certa soglia (6.000 mc), occorre la presentazione di un Piano di Utilizzo, assente nella pratica Recosta perchè la ditta dichiara che il volume sarà inferiore al limite consentito e il materiale verrà riutilizzato nello stesso sito in cui è stato escavato.

Dichiarazione che, segnala Areddia, è in contraddizione con quanto indicato dal progettista sul costo del trasposto in discarica.

Un altro buco nero della rettifica alla sospensione.

Come interpretare queste défaillance del direttore? Cosa lo ha fatto entrare in fibrillazione, senza però dargli il coraggio di fare marcia indietro?

Almeno due le ragioni, citate nello stesso provvedimento. L’ordine del giorno (approvato il 27 settembre dal Consiglio Comunale) che impegna l’Amministrazione a verificare la conformità del progetto Eurospin alle norme urbanistiche. E il sequestro degli atti relativi alla concessione da parte della Procura della Repubblica “a seguito di un procedimento in corso”.

A presentare un esposto alla Procura, in data 5 novembre, è stato il M5S, che seguiva da tempo la questione, tanto da aver presentato al Sindaco (che è anche assessore all’Urbanistica) una interrogazione a risposta scritta (19 settembre), rimasta senza riscontro. Dopo otto giorni comunque – previo accordo con la maggioranza – era stato approvato all’unanimità da tutto il Consiglio l’odg che impegna l’Amministrazione ad una verifica del procedimento di concessione.

Bisignani è indagato nell’ambito dell’inchiesta in corso, e – sebbene precisi a conclusione del proprio provvedimento che non esistono situazioni di conflitto di interessi – sarebbe stato opportuno che si fosse astenuto dal prendere decisioni su questo caso, rimettendolo nelle mani del Direttore Generale, l’unico che può firmare atti in sostituzione di un dirigente.Il direttore sembra però orientato piuttosto a rimettere la decisione all’Assessorato regionale tirato in ballo, per ben due volte, dalla citazione dell’art 52 della Legge Regionale 71/78, che dava alla Regione poteri sostitutivi nel caso di inerzia del Comune nella repressione degli abusi edilizi.

A Bisignani sfugge che questo articolo è stato soppresso (non ieri ma ben 35 anni fa) dall’articolo 39 della Legge Regionale 37/1985. Non è stato, invece, soppresso l’articolo 53 della legge 71, che egli non cita e che dà all’Assessore regionale il potere di annullare i provvedimenti comunali riconosciuti come illegittimi entro 18 mesi dalla data delle contestazioni.

Stupisce la coincidenza dei tempi, essendo di 18 mesi la durata complessiva della sospensione dei lavori fissata da Bisignani.

E’ chiaro, comunque, che – allo stato attuale – la parola ultima sulla concessione dell’Eurospin di via Martelli Castaldi tocca non solo alla magistratura ma anche all’Assessorato regionale, da cui evidentemente il direttore dell’Urbanistica spera di essere spalleggiato.

Ma a cui anche noi, come cittadini, non escludiamo di rivolgerci.

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