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Ritorno al futuro, interventi urbanistici conformi al Piano che verrà

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Un Piano Regolatore, ormai denominato PUG, di là da venire. Mancano ancora gli studi agricolo-forestale, geologico, demografico, socio-economico ed archeologico, richiesti dalla nuova legge urbanistica regionale, come ha ammesso l’assessore Enrico Trantino in una intervista pubblicata su Live Sicilia del 14 febbraio, “Da Corso dei Martiri al Prg, La Catania che verrà”.

Trantino ha proseguito spiegando che, di fatto, i tempi non saranno rapidi a causa della condizioni finanziarie dell’Ente che non permettono di assegnare incarichi ad esperti esterni. Quanto alle competenze interne l’assessore le definisce “non idonee”, senza considerare il “numero irrisorio di tecnici di cui è dotato il Comune”.

Questo dilatarsi dei tempi non ci piace, perché – come abbiamo più volte fatto notare – da parecchi anni le decisioni urbansitiche in città sono state prese a suon di varianti, spesso non rispettose degli standard urbanistici.

Di recente si è addirittura fatto a meno delle varianti, che devono comunque essere approvate dal Consiglio Comunale, e la Direzione Urbanistica ha dato permessi per costruire in evidente contrasto con le norme del Piano Regolatore vigente, che, fino a che non sarà sostituito dal PUG, resta il Piano Piccinato del 1964.

Cosa intende, allora, dire l’assessore Trantino quando, nel corso dell’intervista di cui sopra, a proposito del caso Santa Marta, afferma testualmente che “tutto quel che finora è stato compiuto risulta integralmente conforme alle linee direttive del Piano Regolatore approvato nel 2019”?

Ritiene forse che le Direttive siano qualcosa di più che linee di indirizzo da tenere presenti nella redazione del nuovo Piano? Dimentica che non hanno alcun valore cogente e non possono giustificare nessun intervento che sia difforme dal Piano Piccinato attualmente in vigore?

Non riteniamo possibile che l’assessore all’Urbanistica non abbia presente la differenza tra un Piano Regolatore (poco importa se denominato PRG o PUG) approvato e pienamente in vigore, e alcune direttive generali che sono soltanto degli atti di indirizzo a cui attenersi nella redazione di un nuovo Piano.

Si potrebbe ulteriormente discutere se le procedure modificate dalla recente legge urbanistica regionale abbiano o meno invalidato le Direttive approvate dal Consoglio Comunale, ma ci inoltreremmo in un groviglio di sottigliezze poco significativo per il cittadino comune.

Si potrebbe anche osservare che, se le indicazioni contenute in queste Direttive sono ritenute così essenziali, toccherebbe al Consiglio Comunale approvare una variante al Piano vigente che renda gli interventi programmati davvero “conformi” allo strumento urbanistico.

Ma a noi interessa l’essenziale, la questione di base: la conformità deve essere al Piano Regolatore e non alle Direttive, che – lo ribadiamo – sono solo atti di indirizzo e non hanno valore di legge.

E’ una nozione semplice, e se l’assessore insiste sul concetto di ‘conformità alle direttive’ ci costringe a chiederci se lo faccia per incompetenza o per giustificare dei provvedimenti illegittimi.

Lo stesso può dirsi del sindaco Pogliese, che ha ribadito a sua volta, in Consiglio, che gli interventi previsti a Catania per riqualificare le aree ospedaliere dismesse, e non solo, sono “tutti inteventi coerenti con le linee guida del Prg”.

Ormai, però, la discussione è aperta.

Se, infatti, durante la mega conferenza del giorno 3, le affermazioni di Pogliese e Trantino sulla conformità alle linee direttive del Piano erano passate sotto silenzio, nel corso del Consiglio Comunale di ieri, martedì 16 febbraio, la questione è stata discussa e argomentata dai consiglieri di opposizione Bonaccorsi e Di Salvo, che hanno ribadito l’impossibilità di considerare le linee direttive qualcosa di diverso da atti di indirizzo.

L’assessore non ha fatto un passo indietro, anzi ha accusato coloro che lo constestavano di essere dei mistificatori.

Considerato che hanno ragione da vendere, potremmo invitare l’assessore Trantino ad approfondire la materia, per non rischiare che l’accusa gli si ritorca contro.

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